Ad un anno esatto di distanza da Saw – L’Enigmista, nei cinema di buona parte del mondo fece capolino il suo seguito. Inizialmente non previsto, il sequel fu messo in cantiere in seguito alle pressanti richieste da parte dei fans del primo film, che volevano assolutamente vedere Jigsaw nuovamente in azione. Ad occuparsene non fu James Wan, il regista dell’originale, ma una new entry, vale a dire Darren Lynn Bousman, che da questo punto in poi ha legato indissolubilmente la propria carriera alle vicende dell’enigmista.
La casualità volle che Bousman stesse facendo il giro di vari studi cinematografici proponendo un copione da egli stesso scritto, intitolato The Desperade, ma tutti lo rifiutarono a causa della sua violenza e delle eccessive somiglianze proprio con Saw. Nel momento in cui fu deciso di girare un sequel di quest’ultimo, Wan e Leigh Whannell chiamarono Bousmanper proporgli di dirigere il secondo episodio, e lui accettò immediatamente. Si mise al lavoro per adattare il suo copione alla saga, coadiuvato dallo stesso Whannell (co-autore anche del primo Saw), ed il risultato finale fu Saw II – La Soluzione Dell’Enigma.
La pellicola si presenta in maniera molto positiva, con un prologo in cui un uomo è rinchiuso in una stanza con una sorta di maschera/trappola fissata al collo, pronta a scattare e ad ucciderlo, in una sorta di vergine di Norimberga limitata al solo viso. La sua unica speranza è cavarsi un occhio, dietro al quale è stata infilata la chiave che sblocca la trappola. Tuttavia il ragazzo non riesce a farlo, andando incontro all’inevitabile e cruenta morte. Sulla scena della morte viene trovata una scritta rivolta al detective Matthews, col quale Jigsaw pare avere un conto in sospeso ed al quale getta il proprio guanto di sfida, dando un’indicazione per trovare il suo rifugio. Matthews e gli uomini della SWAT rintracciano il rifugio dell’enigmista, che li accoglie senza sorpresa e standosene seduto, collegato alla macchina che aiuta le sue funzioni vitali.
John Kramer (è questo il suo nome) fa vedere a Matthews e soci le immagini trasmesse da alcuni monitor: sono trasmissioni di telecamere a circuito chiuso che mostrano una stanza all’interno della quale sono rinchiuse otto persone, tra le quali si trovano il figlio del detective ed Amanda, l’unica superstite dell’enigmista, già vista nel primo film.
La narrazione da questo punto in poi è suddivisa tra il rifugio di Jigsaw ed il luogo di prigionia delle persone, ed è proprio lì che inizia il gioco: nella casa dove si trovano viene rilasciato del gas nervino che li ucciderà nel giro di due ore, a meno che non riescano a trovare gli antidoti nascosti nella casa e nella cassaforte che si trova nella stanza in cui si svegliano.
Man mano che la vicenda si sviluppa, si scoprono le relazioni tra le persone rinchiuse: sono tutte persone incarcerate da Matthews, a volte anche con prove da lui stesso falsate, ad eccezione naturalmente del figlio Daniel. Nel corso del loro disperato tentativo di trovare gli antidoti in giro per la casa, i prigionieri vanno incontro a morti efferate, per via delle trappole dell’enigmista o per mano di uno dei “compagni” di avventura: c’è chi riceve un colpo di pistola nell’occhio attraverso uno spioncino, chi muore bruciato in una sorta di forno, chi dissanguato dopo essere rimasto bloccato e con dei vetri acuminati conficcati nei polsi, chi riceve un colpo di mazza ferrata sulla nuca, chi ha la gola recisa con una sega. Ma non solo le morti sono cruente e dolorose, anche chi si salva soffre, come la stessa Amanda, che viene gettata in una cavità nel pavimento piena di siringhe che le si conficcano in tutto il corpo.
Notevole il finale: viene spiegato l’enigma della cassaforte (a ciascuno dei prigionieri era stato scritto un numero sulla nuca, con colori diversi in base a quelli dell’arcobaleno), si rivede la location del primo film con tanto di corpi ormai decomposti, vi è un colpo di scena relativo ai “tempi” della vicenda (tutto ciò che è successo nella casa era già avvenuto prima che Matthews e soci giungessero nel rifugio di Jigsaw, quindi sui monitor hanno visto solo le registrazioni di quanto accaduto) ed uno riguardante il futuro della serie, una sorpresa che va a toccare il ruolo stesso dell’enigmista.
Bousman compie un lavoro eccellente: oltre a scrivere una storia perfettamente in linea con lo spirito del primo film, riesce a calarsi molto bene nel ruolo, non semplice, di dare un seguito ad un film di successo. Non posso nascondere di non apprezzare per niente lo stile registico del primo film, ma è da lodare la diligenza con cui Bousman è capace di dare unitarietà stilistica a Saw II, tanto da farlo sembrare diretto dallo stesso regista del primo film, in virtù dell’uso degli stessi movimenti di macchina velocizzati, dello stesso taglio molto moderno.
Cos’ha in più e cos’ha in meno, rispetto al primo? L’aspetto negativo è sicuramente la pianificazione delle azioni da parte di Jigsaw, perchè risulta veramente difficile credere che tutto vada esattamente come lui aveva previsto, che le sue vittime incappino nelle trappole proprio come lui aveva programmato. La differenza sostanziale è che in Saw II vi è un livello di violenza e di gore sensibilmente superiore al primo, con diverse sequenze sanguinolente di notevole impatto, caratteristica che distanzia Bousman dal più misurato Wan, e che personalmente ho apprezzato in maniera particolare. Paga dazio al primo per ciò che concerne l’inventiva ed il fascino della vicenda, ma il film colpisce, colpisce e funziona bene praticamente per tutta la sua durata, lasciando spazio per un seguito. Ma questo sarà argomento della prossima recensione.