Il passo del diavolo (2013)

Anno di uscita
2013
Titolo originale
Devil's pass
Regia
Renny Harlin
Genere
mockumentary, creature, naturalistico
Cast
Holly Goss, Matt Stokoe, Luke Albright, Gemma Atkinson
Durata
100'
Paese
USA/Regno Unito/Russia
Voto
7.5

È sempre interessante scoprire episodi misteriosi avvenuti in qualche sperduta parte del mondo e di cui non si era a conoscenza, specialmente per chi è appassionato di certe tematiche. La visione di Il passo del diavolo mi ha permesso di venire a conoscenza dell’episodio passato alla storia come l’incidente del passo Djatlov. La curiosità ovviamente l’ha avuta da padrone e, prima di addentrarci nella disamina del film, cercherò di proporvi un sunto di quella vicenda, ammantata da un certo alone di mistero.

La notte del 2 febbraio del 1959, un gruppo di nove escursionisti trovò la morte nei pressi del Cholat Sjachl, la cosiddetta montagna dei morti nell’idioma della popolazione locale dei Mansi. Il luogo, da quel momento, assunse il nome di passo Djatlov, dal cognome del capo della spedizione, Igor Djatlov. La mancanza di sopravvissuti e i report piuttosto vaghi da parte degli investigatori contribuirono alla nascita di avventurose congetture in merito all’episodio. Provando a limitarsi ai fatti: fu affermato che le morti furono provocate da un’irresistibile forza sconosciuta. Gli escursionisti, nel corso della notte, lacerarono la tenda dall’interno e corsero via a piedi nudi, con una temperature che doveva aggirarsi intorno ai -30 gradi. I corpi non presentavano alcun segno di lotta né ferite esterne, tuttavia due vittime furono trovate con fratture al cranio, due avevano le costole rotte e ad un’altra mancava la lingua. Due corpi furono trovati praticamente nudi, con addosso solo la biancheria intima. Come ciliegina sulla torta, sui vestiti fu riscontrato un alto livello di radioattività.

Sulle basi di questo episodio, ed a partire dalla sceneggiatura scritta da Vikram WeetRenny Harlin costruisce un mockumentary intelligente e solidissimo, che partendo da una base ricca, misteriosa ed interessante riesce a tirare lo spettatore dentro la storia fin da subito, sparandogli in faccia le foto originali del ritrovamento dei corpi. Holly, studentessa di psicologia, racconta alla telecamera dell’amico Jenson lo scopo del suo progetto, quello di ripercorrere i passi della famosa spedizione cercando di capire cosa avesse potuto indurre quei nove esperti esploratori a comportarsi in maniera così curiosa, portandoli ad una morte inspiegabile.

Il viaggio verso i monti Urali è straniante, in quanto porta il gruppetto di ragazzi che compone la spedizione in villaggi sempre più chiusi ed isolati. Ad Ivdel, l’ultimo avamposto usato dallo stesso Djatlov prima della partenza per la montagna dei morti, hanno l’occasione di intervistare una donna che racconta loro di essere stata presente nel gruppo di ricerca che trovò i corpi nel 1959. L’elemento nuovo che emerge è che i corpi trovati furono undici, non nove, e degli ultimi due sparirono le tracce dai report ufficiali delle indagini, per motivi misteriosi e mai spiegati.

Dal momento della partenza, i nostri seguiranno passo dopo passo il percorso di Djatlov e compagni, finendo per addentrarsi in un incubo che gioca su sperimentazioni militari e teorie sul teletrasporto, la mutazione e il viaggio nel tempo, in un pout-pourri che alla fine disorienta non poco ma che mantiene il fascino della storia. Vengono fortunatamente lasciate fuori velleità mistiche o il coinvolgimento di creature aliene, la portata è già fin troppo ricca così com’è e probabilmente avrebbe giovato, nell’economia complessiva del film, una scrematura degli elementi nella seconda parte, un po’ troppo confusionaria e per certi aspetti ingenua.

Ciò non toglie però il valore intrinseco di Devil’s Pass (il cui titolo alternativo è ancora più esplicativo: The Dyatlov Pass Incident): al di là della storia di partenza, affascinante e piena di misteri insoluti, riesce a ricostruire in maniera splendida gli scenari naturali, l’isolamento, il gelo e le motivazioni di Holly, autentico motore della spedizione, nonché personaggio di gran lunga meglio tratteggiato rispetto agli altri, piuttosto abbozzati e che rimangono in secondo piano. Altro aspetto senza dubbio vincente del film è la sua capacità di attrarre immediatamente lo spettatore, raccontandogli sin dai primi fotogrammi la vicenda di Djatlov, ammaliandolo con i tanti misteri e le congetture saltate fuori nel tempo, ed infine facendogli avvertire il senso dell’avventura causato dai preparativi per la partenza, il viaggio in treno in luoghi sperduti, l’arrivo ad Ivdel dopo uno spostamento sul montacarichi di un pick-up, e infine la spedizione nei monti Urali, con tanto di arrivo al famoso passo con un anticipo di diverse ore rispetto al previsto, altro elemento che lo spettatore farà bene a tenere in considerazione. Film ricco e pensante, dissemina molti elementi nel corso della sua durata che porteranno alla sua naturale conclusione, proponendo una propria lettura di cosa nascondono quei luoghi che, per quanto di fantasia, riesce a trovare un suo incastro all’interno della trama. Gelido ed ammaliante.

Il passo del diavolo (2013)
Voto del redattore
7.5
Voto dei lettori0 Votes
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7.5