Una serie di eventi apparentemente non collegati tra di loro che alla fine si scoprono intrecciati a doppio filo, rivelandosi e culminando alle 11:14 di una sera qualsiasi in una altrettanto qualsiasi cittadina americana. Questo, in breve, è il plot di Ore 11:14 – Destino Fatale, film che si apre con un uomo alla guida che parla al cellulare. Poco dopo, alle 11:14, investe un uomo dal volto fracassato e prova a nasconderlo nel bagagliaio, ma nel frattempo passa un’auto con alla guida una donna che si offre di chiamare per lui la polizia, pensando che avesse investito un cervo. L’uomo cerca di evitare perchè sa bene di potersi cacciare nei guai, essendo anche alticcio, ed inizia una fuga che lo porterà ad incrociare alcuni dei personaggi protagonisti di altre vicende legate a quella da lui vissuta.
Sostanzialmente ci troviamo di fronte ad un puzzle scomposto in fase di sceneggiatura e ricomposto lentamente, attraverso il racconto di cinque storie ciascuna delle quali è causa o conseguenza dell’altra, fino al finale in cui finalmente si capisce da cosa è scaturito tutto, ed il perchè di episodi quantomeno curiosi. Non c’è nulla di sovrannaturale o di inspiegabile, la vicenda è molto terrena e razionale, perfettamente plausibile, ragione di indubbio merito: infatti, a differenza di film in cui la matassa viene malamente sbrogliata in un finale ingarbugliato e che non mette in ordine ed al posto giusto ogni pezzo, in questo caso tutto è esattamente dove dovrebbe essere, rendendo credibile l’intreccio.
La componente horror o di tensione è pressoché nulla, sia perchè di violenza, sangue e situazioni ansiogene non ce n’è nemmeno l’ombra, sia perchè anche dal punto di vista della colonna sonora e dell’accompagnamento musicale le scelte sono state volte a non creare nello spettatore inquietudine, quanto divertita curiosità.
Insomma, senza dubbio Ore 11:14 – Destino Fatale è un thriller ben congegnato, non geniale o sbalorditivo ma che comunque fa il suo dovere, ovvero quello di lasciarsi guardare con un pizzico di curiosità, senza provocare sbadigli o noia. Le pretese della pellicola, quindi, non sono altissime, ma rimane un prodotto confezionato con garbo e quindi meritevole di una piena sufficienza.
