Mi risulta difficile parlare di A Serbian Film. E’ difficile perchè è una di quelle visioni alle quali, gira e volta, non si è mai abbastanza preparati. Sì, una gran fetta delle persone che cercano e guardano determinati film iper-violenti ha la tendenza a sminuire, ad affermare con freddezza che il tale film di cui tutti parlano non li ha impressionati ma anzi ridevano e mangiavano popcorn di gusto mentre su schermo passavano sequenze di cangiante brutalità. Ora però il discorso è diverso, perchè A Serbian Film è micidiale. No, niente puttanate, niente esagerazioni, e non si accettano commenti del tipo: “Bah, chissà cosa mi aspettavo…”. Non si accettano perchè qui viene offerto ciò che nessuno di voi può aspettarsi, e viene sbattuto in faccia con una forza d’urto che travolge e sconvolge l’occhio e la psiche dello spettatore, tra disgusto, raccapriccio e disturbo perenne.
Due note sulla produzione: la pellicola è serba ed è l’opera prima di Srdjan Spasojevic, che ha scritto la sceneggiatura col critico cinematografico Aleksandar Radivojevic. Milos è un ex attore porno di circa quarant’anni e sta attraversando un periodo di crisi. Ha una bella moglie, un figlio ed una situazione familiare serena, ma da quando ha lasciato il suo lavoro si rende conto di fare sempre più fatica a sostenere le spese e che i soldi iniziano a scarseggiare pericolosamente. Proprio in questo contesto sembra cadergli dal cielo un’eccellente occasione: un’offerta di tornare sul set per una grossa quanto segreta produzione molto ricca e che gli consentirà di ricevere un pagamento altissimo. Dopo l’iniziale riluttanza, accetta il contratto.
Prima di addentrarci in quel che si trova a vivere nel momento in cui metterà piede sul set, è bene introdurre il personaggio di Marko, fratello del pornoattore che mette in evidenza un bruciante desiderio nei confronti di Marija, la moglie di Milos: in particolare, verrà messo in evidenza in una eloquente scena durante la quale Marko, ospite in casa di suo fratello, dopo aver a lungo fissato la donna chiede il permesso di andare in bagno, dove prende a masturbarsi con enfasi. Ma torniamo al film di Milos.
Dopo una serie di incontri con un regista schizzato e dalla fluente parlantina, incapace di dare alcun riferimento alle sue passate opere ma molto abile nel definire ciò che fa come arte nella sua forma più pura, Milos non riceve alcun copione e di volta in volta “recita” sulla base delle indicazioni che gli vengono fornite tramite auricolari. Da questo momento in poi, decido di interrompere la narrazione della trama perchè è giusto che il film venga vissuto con l’intensità che solo qualcosa che non si conosce può trasmettere. Il compito che mi prefiggo in questo momento è darvi un’idea di ciò che dovete aspettarvi dal film, cercando però di non anticiparvi nulla di ciò che troverete.
Il tema della pornografia non è solo accennato, non è solo una scusa per fornire al protagonista un passato scabroso. Essa permea il film sin dalla primissima sequenza, ovviamente non in maniera totalmente esplicita, ma ricorrerà ben di frequente dal momento che anche ciò che Milos è chiamato a recitare è un film pornografico. Sempre rimanendo sulla sfera sessuale, ci si troverà ad avere a che fare con rappresentazioni visive forti e disturbanti di pedofilia e necrofilia. Ma A Serbian Film non è un film pornografico, sia ben chiaro.
A Serbian Film è un film violento, dove la parola violenza assurge alla forma di puro concetto e si materializza in ciò che più le aggrada, negli ambiti più disparati. Ci sarà la violenza sessuale, cui già si è fatto cenno, ma ci sarà la violenza fisica, quella dei tagli, delle punizioni corporali, del sesso visto come forma di sottomissione e punizione, dei colpi inferti con brutalità. E ci sarà la violenza psicologica, sia sui protagonisti che sullo spettatore, per via di un intreccio di trama che porta Milos ad assistere, a vivere ed a macchiarsi involontariamente di atti terribili. Altro tema è quello degli snuff movie, vale a dire quei film in cui la tortura, la violenza e le morti sono reali e non solo messe in scena. E dietro questa sarabanda di sangue, dolore e follia, si erge una denuncia forte e secca nei confronti della situazione socio-politica serba, delle imposizioni di un governo che “droga” i cittadini, così come nel film viene fatto con Milos, per far sì che faccia ciò che non vuole fare, che agisca contro la sua volontà perchè costretto a farlo.
A Serbian Film è un lavoro monumentale. E’ ascrivibile al filone dei torture porn, ma se state pensando a Hostel, be’, toglietevi pure dalla testa che le due pellicole si assomiglino minimamente. Realizzato in maniera professionale, con attori capaci e taglio registico mutevole ed adatto alle varie situazioni, sbatte in faccia allo spettatore circa cento minuti di pellicola disturbante, malata, violentissima in tutto e per tutto e corredata da una trama originale, slegata da qualsivoglia logica commerciale. Difficilmente lo vedremo mai in Italia, nemmeno per il mercato home video.
La conclusione, mai come stavolta, intendo scriverla parlando da un punto di vista strettamente personale. Io ho adorato questo film, che ha avuto il merito di portare su schermo una mia fantasia e che è riuscito a sconvolgermi ed a farmi sentire fisicamente male in almeno due occasioni. Allo stesso tempo, però, lo odio perchè fa male. E di una cosa sono certo: non lo guarderò mai più, mai e poi mai. Mi riesce difficile anche consigliarlo, perchè non è assolutamente un film per tutti, ragion per cui mi sento di dare un consiglio spassionato: a tutti quelli, tra di voi, che saranno inevitabilmente incuriositi ed attirati da questo film per come ve ne ho parlato o per ciò che si legge in rete, mi sento di dire di non fare l’errore di guardarlo per curiosità. Non fatelo. Guardatelo solo se siete estremamente e fermamente convinti di poter reggere, e se sapete a cosa andate incontro.