Questo film deve avermi colpito talmente tanto che avevo completamente dimenticato di averlo già visto un paio d’anni fa. Avendo l’occasione di vederlo in occasione di un passaggio televisivo, mi sono reso conto di ricordare volti, situazioni ed addirittura qualche stralcio di dialogo. Remake dell’omonimo – in lingua originale, dato che in Italia è noto come Non Entrate In Quella Casa – film canadese del 1980, Che La Fine Abbia Inizio si presenta innanzitutto con un titolo orribile e del tutto slegato dalla trama, dopodiché prosegue introducendoci nell’eccitazione di alcune ragazze alle prese con i preparativi in vista della tanto attesa, superlativa “prom night”. In cosa consiste? Semplice: il ballo dell’ultimo anno delle superiori. Wow.
Classico teen movie nell’approccio e nella cifra stilistica, il film parte rendendoci partecipe di un episodio vissuto dalla giovanissima Donna, una bella ragazza bionda che, al ritorno a casa dopo aver studiato da una compagna di scuola, trova fratello e padre uccisi e riesce a nascondersi in tempo sotto un letto, assistendo all’omicidio della madre per mano di un suo ex professore, follemente invaghitosi della ragazzina. A tre anni di distanza, Donna vive con gli zii ed è in terapia con una psicologa per gestire al meglio il problema della sua tragica esperienza. Il momento in cui prendiamo a seguirla è quello immediatamente precedente al ballo di fine anno, tanto atteso e sognato da lei e dalle sue amiche. Tutto sembra perfetto: il suo ragazzo elegantissimo, la limousine che li porta nello splendido hotel che ospiterà la festa e la nottata. E noi ci sorbiamo allegramente tutto quanto, che però ha il pregio di essere quantomeno scorrevole e diretto con ritmo decente.
Ma indovinate un po’ chi è evaso proprio qualche giorno prima? Ma lui, ovvio: Richard Fenton, il massacratore della famiglia di Donna nonché suo persecutore. Chiaramente riuscirà ad introdursi nell’albergo, a scoprire in quattro e quattr’otto dov’è la stanza della ragazza, e prenderà ad uccidere camerieri e chiunque incespichi nei suoi passi. Al termine, il bodycount si fermerà a nove, cifra rispettabile se non fosse che di sangue non vediamo manco l’ombra. Passi il teen movie, ma pure lo slasher senza sangue dovevamo subire? E’ un’ingiustizia tutto ciò.
Eppure, la parte finale del film funziona: c’è tensione emotiva, una discreta componente di partecipazione, ed a fronte di qualche elemento che fa storcere il naso, ha il grosso pregio di mantenere viva l’attenzione. In particolare, sebbene venga fatto uno sforzo minimo per caratterizzare lo psicopatico, la cosa interessante è che nei suoi occhi si legge realmente una sorta di folle, ossessivo, morboso “amore” nei confronti della ragazza, che si manifesta in maniera evidente quando, ad esempio, la osserva ballare col suo ragazzo, momento in cui gli si inumidiscono gli occhi.
Dura valutare questo film: sebbene non mi piaccia l’approccio soft, mainstream e teen oriented, tutto sommato funziona e, nel suo genere, è ben realizzato. Chiaramente non è sufficiente a renderlo un film che possa interessare un certo tipo di platea orientata ad horror più complessi, più inquietanti, più sanguinolenti, ma non bisogna necessariamente pretendere sempre il massimo. E per una serata leggera, meglio questo che tanti altri, a patto che sopportiate gli atteggiamenti da ragazzini ed i capricci delle fighette di turno, sia chiaro.