James Wan ha avuto la fortuna di colpire subito, con un film, ed il conseguente franchise, di grande presa commerciale: Saw ha rappresentato senza dubbio un passaggio importante nel cinema horror dell’ultimo decennio, ed ha consentito alla premiata ditta Wan/Whannell di intascare un notevole gruzzoletto di bigliettoni verdi. Dopo il primo film, tuttavia, James Wan decise di non dirigere personalmente i seguiti, affidandoli ad altri registi e curando, per il secondo e terzo episodio, la sceneggiatura e la produzione. Il ritorno dietro la macchina da presa è avvenuto nel 2007, quando sono usciti due suoi film, vale a dire il thriller Death Sentence e l’horror soprannaturale Dead Silence. Proprio di quest’ultimo ci occuperemo oggi.
Una giovane coppia di sposi riceve a casa un grosso pacco privo di mittente, ed al suo interno trovano un pupazzo, quello presente nella locandina del film. Incuriositi, decidono di tenerlo e la donna, approfittando della temporanea assenza di suo marito Jamie, lo sistema sul letto coprendolo con un lenzuolo. Tuttavia, quello che avrebbe dovuto essere uno scherzo si trasforma ben presto in qualcosa di inspiegabile: Lisa sente un richiamo dalla camera da letto e quando si avvicina al pupazzo viene lanciata con forza dall’altra parte della stanza, per poi essere trascinata ed uccisa. Jamie, al suo rientro, la trova disposta sul letto e con la lingua strappata. Unico sospettato per l’omicidio di Lisa, Jamie riesce comunque a rimanere a piede libero per via della mancanza di prove a suo carico ed inizia quindi la lunga fase investigativa, che caratterizza l’intero film. Le tracce lo porteranno alla sua città natale, Ravens Fair, dove porterà alla luce lentamente la verità su una strana storia avvenuta in quel luogo qualche decennio prima, la storia una ventriloqua e della sua passione per i pupazzi.
Bene, senza proseguire oltre per non rovinarvi il gusto di scoprire la verità, è possibile concentrarsi su una parola contenuta nella frase precedente, vale a dire “lentamente”. Già, perché una delle caratteristiche più evidenti di Dead Silence è la pressoché totale assenza di ritmo narrativo, a causa di una componente investigativa molto allungata e di pochi avvenimenti. La vicenda si potrebbe inquadrare come una sorta di vendetta dall’oltretomba ad opera della ventriloqua Mary Shaw, che, una volta uccisa, continua a perpetrare la sua vendetta nei confronti della famiglia che si è macchiata del suo omicidio, adoperando i suoi pupazzi come mezzo di propagazione del male.
La realizzazione tecnica è di buon livello, ma manca molto in termini di atmosfera e di presa emotiva, oltre alla già citata lentezza che, già da metà pellicola, regala diversi sbadigli allo spettatore. Occasione fondamentalmente mancata, ed è un peccato perché l’idea di partenza poteva essere interessante ed alcuni elementi del film, come la realizzazione stessa dei pupazzi ed alcuni brani della colonna sonora, sono molto efficaci. Tirando le somme, rimane una sufficienza stiracchiata.