Ho, in passato, sottovalutato la produzione della seconda metà ottantiana a opera di John Carpenter, dai più venerato come il regista horror per eccellenza. Invece, nel corso del mio ripasso della sua intera filmografia, mi sto rendendo conto che anche in quella fase la qualità dei contenuti dei suoi film era di assoluto livello. Così, dopo Il Signore Del Male, è con molto piacere che oggi mi ritrovo a parlare di Essi Vivono, quello che considero un vero e proprio cult nella cinematografia di genere del maestro di Carthage.
Nada è un operaio che si trasferisce a San Francisco per cercare lavoro. Ne trova uno come operaio e, con l’aiuto di Frank, trova anche una sistemazione presso un campo di accoglienza cui fanno riferimento persone in difficoltà, poveri e senzatetto. A pochi metri dal campo c’è una chiesa che desta i sospetti di Nada, che nota movimenti e luci anche a notte fonda. Il clima di dubbi e le paranoie aumentano per via degli elicotteri che sorvolano spesso la zona e per le interferenze televisive, con un uomo che predica di come “loro” controllino le loro menti e agiscano nell’ombra.
Poco prima del raid delle forze dell’ordine, Nada riesce a portar via dalla chiesa una scatola all’interno della quale trova tante paia di occhiali da sole, tutti identici. Quasi per caso, prima di buttare la scatola se ne ritrova uno per le mani e, appena li indossa, vede il mondo intorno a sé trasformarsi: i volti di alcune persone risultano deformati, una via di mezzo tra teschi e sembianze aliene; tutte le pubblicità, le riviste, i giornali assumono messaggi chiari e diretti come “Obbedisci”, “Sposati e riproduciti”, “Non pensare”. Pur nella sua rozza semplicità, capisce che quegli occhiali gli stanno permettendo di vedere la realtà per ciò che è e decide di intraprendere una crociata contro quei misteriosi potenti a suon di colpi di fucile a pompa, trasformandosi in eroe proletario capace di battute leggendarie come: “I have come here to chew bubble gum and kick ass…and I’m out of bubble gum”. Traducibile letteralmente come: “Sono venuto qui per masticare cingomme a spaccare culi…e ho finito le cingomme”.
Nella sua battaglia verrà aiutato dal collega Frank, non prima di una lunga e incredibile sequenza di rissa tra i due, in un vicolo cittadino, di oltre cinque minuti. Le fasi finali segneranno la resa dei conti, in un crescendo di stranezze e trovate in perfetto stile Carpenter. Pur abbracciando per tanti aspetti il cinema di serie B, il nostro fa leva su un immaginario estetico datato ma terribilmente efficace: non a caso, infatti, tutte le sequenze mostrate allo spettatore attraverso gli speciali occhiali da sole rivelatori di “alieni” e ordini sono in bianco e nero, a rimarcare un legame fortissimo con l’estetica e la caratterizzazione tipica della fantascienza degli anni Cinquanta.
In Essi Vivono però non ci si ferma al revival in salsa sci-fi, ma si spinge forte sull’acceleratore della denuncia sociale contro i potenti, contro la politica, i mass media, le banche, le autorità, in un attacco preciso e diretto che, va detto, rimane nella mente più per la forza delle immagini che non per il contenuto. Il messaggio è chiaro: i ricchi, i potenti, ci influenzano in molti modi, modi di cui non ci rendiamo neanche conto, convincendoci dei nostri bisogni, mettendo a tacere il nostro senso critico con una promozione o qualche soldo in più. E proprio per via di questa profonda frattura tra il mondo proletario e quello di chi comanda, ecco che i potenti diventano a tutti gli effetti degli alieni agli occhi degli eroi positivi del film, che lottano per la libertà e per i diritti sociali.
Tutto piuttosto semplice e chiaro, talmente tanto da essere efficacissimo. Anche quando, nell’ultimo terzo, il film vira verso il weird, rimane ancora ricco di fascino e di inventiva, inclusa la strana riunione sotterranea di quello che assume i connotati di un circolo elitario e del quale fa parte uno dei vagabondi del campo, ora entrato nel “giro giusto”. Nelle sue molte anime, Essi Vivono è un viaggio interessante, intenso, ricco di ritmo e di momenti entusiasmanti che non potrà che farvi divertire ancora oggi. Sul fatto che possa anche far pensare ho qualche dubbio in più, poiché il messaggio, spogliato dell’estetica, è davvero troppo semplice per poter suscitare qualche considerazione particolarmente profonda nello spettatore. Ma l’esperienza cinematografica è, anche a quasi trent’anni di distanza, ancora notevole e meritevole di attenzione.