Le case infestate. Quelle in cui nottetempo presenze inquietanti si manifestano, quelle in cui i rumori sono inquietanti, gli scricchiolii costanti. Uno dei filoni del cinema orrorifico – e dalla letteratura, essendo ispirato all’omonimo romanzo di James Herbert – più battuto è al centro del film di Lewis Gilbert, la cui esperienza unita al cast stellare riesce a portare a casa un dignitoso risultato.
Nel prologo facciamo conoscenza col piccolo David Ash e la sorella gemella. Mentre sono intenti a giocare e ad inseguirsi, la bambina cade e batte la testa su una roccia, morendo sul colpo e finendo nel laghetto presso il quale stavano trascorrendo un pomeriggio primaverile. David porterà dentro di sé l’ossessione per quell’episodio del quale si ritiene colpevole, anche da adulto e da docente di psicologia quale lo ritroviamo dopo il salto temporale di una ventina d’anni. Autore di un libro dedicato ai fenomeni paranormali, che provvede a screditare partecipando in prima persona a sedute spiritiche evidentemente fasulle, il professore riceve spesso lettere da parte di persone che richiedono la sua consulenza o il suo aiuto. Tra queste vi è un’anziana signora che gli scrive più volte, con tono sempre più disperato, lamentando una situazione ormai invivibile. Per via di una coincidenza, David si decide a recarsi ad Edbrook House, la dimora della famiglia Mariell, nella ridente e verdeggiante collina inglese.
Al suo arrivo trova ad accoglierlo la giovane Christina, nipote di Tess e ragazza di grande fascino ed irresistibile vivacità, che inevitabilmente finirà per far cadere l’uomo tra le proprie seducenti spire. La ragazza gli spiega la situazione ed il peggioramento delle condizioni della vecchia zia, che si sente perseguitata da entità soprannaturali, i più classici dei fantasmi. La presenza del professore potrebbe farla rinsavire, ma quel che avverrà travalicherà i confini di ciò che David riteneva credibile e reale, facendo cadere le sue convinzioni e rivelandogli un mondo occulto ed una realtà fatta di perversioni e ricordi marci.
Una trama gotico/decadente cesella una vicenda fosca, torbida nei suoi personaggi, dallo sviluppo lento ed imprevedibile quanto basta, almeno fino agli ultimi 15-20 minuti. Le atmosfere non sono mai tesissime, rendendo la visione adatta ad un bacino di pubblico piuttosto ampio, sebbene alcuni temi affrontati, quali l’incesto, risultino molto delicati. Gilbert dirige il film con esperienza ed il giusto taglio, ma l’impressione è che spesso faccia uso degli stilemi classici del genere in maniera scolastica e senza la verve che avrebbe consentito a Fantasmi di decollare. Molto positive le prove dei due protagonisti, Aidan Quinn e la splendida e conturbante Kate Beckinsale, senza dubbio tra le cose migliori dell’opera. In definitiva, un film tutto sommato godibile, raffinato tanto quanto patinato, indubbiamente indirizzato ad una platea legata all’horror tradizionale basato su atmosfere, fantasmi, case inquietanti, e non a chi invece cerca emozioni forti e violenza.