Fragile si presenta per quel che è ed offrirà sin dalla locandina e dal sottotitolo. A ghost story. Una storia di fantasmi. Nonostante tutto, quel che un amante dell’horror cerca ancora oggi è una storia in grado di colpire, tenere incollati allo schermo, magari paralizzati. Sobbalzando ad ogni rumore imprevisto. Siamo per qui per questo, siamo qui per avere paura, e gli stilemi classici delle storie dell’orrore sono quelli, sebbene abusati, che finiscono per essere più efficaci, proprio perché vanno a toccare paure recondite e nutrite sin dall’infanzia. La sensibilità di Balagueró, già ammirato per opere di valore su queste stesse pagine, ci regala una vicenda tetra, fosca e decadente, scandita dalla pioggia e dai fulmini pressoché continui. Una storia che a volte spaventa, altre emoziona.
Isola di Wight, Inghilterra. Un ormai fatiscente ospedale è in procinto di essere smantellato ed i bambini che ospita stanno per essere trasferiti altrove. Amy, un’infermiera dal difficile passato professionale, viene assunta per sostituire Susan, infermiera del turno di notte che ha lasciato l’incarico. Il suo compito è quello di occuparsi degli otto bambini rimasti al Mercy Falls. Stringe sin da subito un particolare legame con Maggie, una bambina che la incuriosisce per via dei suoi discorsi deliranti nei quali sembra fermamente credere. Fa riferimenti ad una certa Charlotte, bambina meccanica che, a suo dire, risiederebbe al secondo piano dell’ospedale, ormai in disuso da anni.
Il progredire degli eventi è segnato dalle rivelazioni sulla protagonista, Amy, in passato macchiatasi di negligenza e causa di una morte. Cerca di proteggere al meglio i bambini, finendo per diventare paranoica e perdere il controllo quando le cose iniziano a prendere una piega sempre più sinistra. Tra ossa spezzate senza apparente spiegazione, ascensori che di loro volontà si dirigono al secondo piano e raggelanti rumori ed eventi notturni, l’infermiera, nella disapprovazione generale, si troverà a combattere un’entità venuta dal torbido passato del Mercy Falls. Amy si rivolgerà anche a due medium pur di ricavare informazioni, fin quando tutti i nodi non torneranno al pettine e si districheranno in un convulso e toccante finale.
Nonostante il tipo di trama – luogo decadente, echi dal passato, isolamento, soprannaturale – Balagueró riesce a confezionare un prodotto che non annoia mai e che regala un miscuglio di sensazioni: curiosità, scetticismo, nuovamente curiosità, inquietudine, paura, ed infine tenerezza mista a tristezza, in una parte conclusiva che unisce il dramma all’amore, con delicatezza e sensibilità. La protagonista, Calista Flockhart, è autrice di una prova intensa e non semplice: il suo è un personaggio con molteplici sfaccettature, inquieto, intimorito, terrorizzato dal suo passato, voglioso di riscatto fino all’ossessione, coraggioso. Lo interpreta con tatto e vigore, convincendo per larghi tratti. Ma il meglio lo regala senza alcun dubbio chi sullo schermo non compare mai, ovvero il regista spagnolo, che ancora una volta mette in evidenza un mix di gusto estetico e conoscenza delle regole narrative del cinema. I suoi corridoi, divenuti potenti e claustrofobici in REC, regalano momenti palpitanti; ma qui il meglio lo regala nei momenti più malinconici, dove mette a nudo il tocco delicato di chi ha sofferto un distacco. Non perfetto in tutti i suoi aspetti – troppo fumoso e semplicistico il modo in cui viene spiegato il motivo della chiusura del secondo piano, ad esempio – ma sicuramente Fragile va assaporato, magari nel corso di una serata piovosa, fredda e solitaria. Non vi lascerà indifferenti.