L’esordio registico in ambito horror di Wes Craven, papà di serie storiche come Nightmare e Scream, avviene nel 1972, con L’Ultima Casa A Sinistra, giunto subito dopo una pellicola pornografica che gli aveva permesso di conoscere il produttore Sean S. Cunningham (regista, negli anni Ottanta, di un classico del cinema horror, Venerdì 13), che produsse anche questo film.
Inquadrabile nel filone dei “rape ‘n’ revenge” movies, il film narra la vicenda di due ragazze che vengono rapite da un manipolo di malintenzionati, tutti con varie forme di perversioni e con omicidi e violenze sessuali di diverso genere in fedina penale. Le due malcapitate vengono sottoposte ad umiliazioni, violenze, stupri, ed infine, dopo un vano tentativo di fuga, vengono uccise. Ma il gruppo di delinquenti, fatalmente, riceverà lo stesso trattamento da parte dei genitori di una delle due vittime.
Su questo plot, tutto sommato semplice ed anche poco verosimile (i malviventi portano le ragazze in un bosco adiacente proprio all’abitazione di una delle due; la reazione dei genitori alla scoperta del corpo della figlia e soprattutto la loro successiva vendetta, per come viene orchestrata, risulta francamente assurda) Craven offre un quadro crudo di una società violenta e carica di perversioni, dando un ritratto severo e sbattendo in faccia allo spettatore una crudeltà disumana, che tante critiche e censure causò alla pellicola.
Eliminate le scene più shockanti e quelle di sesso hardcore, ciò che rimane è un film sempliciotto, con elementi macchiettistici nelle figure dello sceriffo e del suo aiutante, protagonisti di vari intermezzi comici, con suspense e reale paura completamente assenti, a favore di uno stile registico volto alla scarna verosimiglianza, caratteristica che nei momenti più crudi dà quel tocco in più. Inoltre, è un chiaro manifesto del modo di intendere la paura del Craven degli esordi, che la ricerca nella quotidianità e nella normalità, piuttosto che nel paranormale o nelle situazioni eccessivamente irreali.