Alexandre Aja può essere considerato la new sensation del cinema horror. Il giovanissimo francese ha già all’attivo un buon debutto (Alta Tensione) ed un remake di livello (Le Colline Hanno Gli Occhi) che lo hanno proiettato nel panorama dei registi da tenere d’occhio. Dopo aver scritto -2 – Livello Del Terrore, riprende in mano la macchina da presa per girare Riflessi Di Paura, basato sul film coreano Into The Mirror, sebbene non sia stato presentato come un remake.
Nel prologo, un uomo in fuga non si sa bene da cosa, finisce in uno spogliatoio, ma mentre cerca una via di uscita succede qualcosa di strano, si aprono le porte degli armadietti affinchè ogni specchio possa riflettere la sua immagine e l’uomo viene attirato inesorabilmente verso lo specchio più grande, che si rompe e dal quale cade un frammento acuminato. L’immagine riflessa dell’uomo mima il gesto del taglio della gola, e l’uomo è come costretto a compiere esattamente lo stesso gesto, finendo dunque per uccidersi recidendosi la gola col pezzo di vetro appuntito.
L’attenzione a quel punto si sposta su Ben Carson, ex detective destituito dall’incarico a causa di un omicidio che ha compiuto l’anno precedente, che trova occupazione come guardiano notturno di un edificio che ospitava i grandi magazzini e che era stato dato alle fiamme cinque anni prima, ed era ancora in attesa di essere rimesso in sesto. Durante le sue ronde notturne, inizia a vedere strane immagini negli specchi: porte aperte che nella realtà sono chiuse, una donna ferita che implora aiuto ed un uomo che brucia, il tutto solo ed esclusivamente nei riflessi, poiché nella realtà nulla è presente.
L’uomo diventa via via ossessionato dalla vicenda, dando l’impressione di aver completamente perso il lume della ragione. Due elementi lo portano ad avere una traccia per investigare: il ritrovamento del portafoglio del precedente guardiano (che altri non è se non l’uomo che si suicida nel prologo) ed una scritta che vede incidersi davanti ai propri occhi su uno specchio. Comun denominatore dei due elementi è un nome: Esseker. Inizia quindi una fase investigativa, che si miscela allo sviluppo del suo rapporto difficile con la moglie, con la quale non vive più a causa dei problemi di alcool che Ben soffre a seguito della vicenda che lo ha portato ad essere espulso dalla polizia. Le sue ricerche lo portano in un convento dove vive una suora di nome Anna Esseker, protagonista di una fosca vicenda avvenuta nel 1952, quando alloggiava presso l’ospedale psichiatrico poi divenuto centro commerciale.
Azzeccata la narrazione parallela della conversazione dell’uomo con la suora e di ciò che sta avvenendo in casa della moglie, che si sveglia trovando la casa allagata e senza che vi sia traccia del figlio. Cosa c’è dentro gli specchi, e dietro ogni superficie in grado di riflettere? Come fanno a “registrare” le immagini di ciò che è avvenuto loro davanti? Ed in che modo possono condizionare le persone? Sono queste alcune delle domande che è inevitabile porsi durante la visione. Tuttavia, e purtroppo, il tutto incespica in un finale in cui la spiegazione del perchè gli specchi abbiano questi “poteri” vine miscelata ad una possessione demoniaca, e ad una raffigurazione della stessa piuttosto risibile, con una sequenza da puro action che stona col mood generale del film. Volendo essere pignoli, è presente anche qualche difetto marginale di sceneggiatura, ma è un modo fazioso per sminuire una pellicola che dalla sua parte ha notevoli pregi, a partire dal modo in cui Aja gioca con le immagini e coi riflessi, creando effetti visivi molto belli.
Girato in maniera assolutamente impeccabile, con notevole tecnica e gusto (bellissima a tal proposito la location principale del film, il cui set è stato allestito in un edificio incompiuto, l’Accademia delle Scienze di Bucarest), Riflessi Di Paura possiede, oltre all’appena citato concetto di fondo originale ed interessante, due grandi meriti: cattura l’attenzione sin dallo splendido prologo, non cadendo mai di ritmo e di tono per tutta la sua durata, e riesce anche a diventare inquietante, specialmente nella fase in cui Ben scopre tassello dopo tassello ciò che era avvenuto in quell’ospedale psichiatrico oltre cinquant’anni prima e nelle sequenze in cui la moglie ha a che fare con l’apparente sparizione del figlio. A questo punto viene da dire: “Peccato”. Peccato perchè con una diversa gestione del finale, sia a livello di trama che di regia, e della spiegazione conclusiva, ci saremmo trovati per le mani un’autentica perla. Ma nonostante ciò, Riflessi Di Paura è e rimane un horror d’impatto e di valore, arricchito dall’incisiva e credibile prova di Kiefer Sutherland nei panni di Ben Carson, e dalla grandiosa regia di Alexandre Aja, che più che un regista da tenere d’occhio passa ad essere, a questo punto, un’autentica realtà del cinema horror contemporaneo.