Non si tratta di un horror in senso classico. Il Settimino è un romanzo di speculative fiction che abbraccia i generi, fondendoli e giocandoci: prendete una discreta dose di X-Files, miscelatela con intrighi politici e di potere, piazzate come sfondo geografico Asti e come ripieno la storia d’Italia repubblicana, e infine spruzzate con una dose di azione, una spremuta di fantapolitica e un velo di rabbia malinconica. Come dite? Non riuscite a immaginare qualcosa che possa essere frutto di un simile guazzabuglio di elementi? Sta proprio lì parte della forza del romanzo di Fabrizio Borgio. È inclassificabile, si muove sul binario del paranormale ma prende una piega molto diversa.
L’idea che mi sono fatto di questa trama è che dallo spunto iniziale allo sviluppo effettivo della storia ci siano state delle enormi differenze, con introduzioni di elementi e dinamiche che forse neanche l’autore immaginava nelle prime battute. Tuttavia, lungi da me volermi sostituire a esso ipotizzando cose di cui non ho diretta conoscenza.
Dopo un primo capitolo al fulmicotone, in cui assistiamo al tentativo di rapimento di Davide Bo, un settimino dotato di poteri paranormali, entra in campo il DIP, un dipartimento riconosciuto dallo Stato e che si occupa di indagini paranormali. L’agente Stefano Drago verrà coinvolto nel caso, col compito di proteggere il settimino che, coi suoi poteri psichici, è in grado di forzare la volontà delle persone, portandole a uccidere. Non è però in grado di controllare appieno le sue doti, che si scatenano solo in momenti di rabbia o di panico. A complicare la vicenda interviene l’uccisione di Giovanni Rocca, un politico astigiano che stava scalando posizioni nello scacchiere della politica nazionale, con l’obiettivo di costruire un’idea di nazione collettiva che unisse finalmente il popolo italiano.
Non è semplice spiegare in poche righe la complessità del tema affrontato ne Il Settimino. La vicenda paranormale, infatti, alla lunga finisce per essere quasi un pretesto per mettere in scena buone sequenze horror e per innescare le parti più ricche d’azione e di pathos, con inseguimenti, sparatorie e depistaggi, in una caccia all’uomo spietata e dai fini poco nobili. Il vero fulcro, infatti, è la trattazione della nostra storia recente, delle vicende più drammatiche che l’hanno caratterizzata. È lì che Borgio compie il lavoro più riuscito e complicato, inserendo concetti evoluti che offriranno spunti di riflessione ai lettori. Pur non rinunciando alla trama movimentata e godibile, l’autore riesce a dare quello slancio aggiuntivo che farà felice il lettore che, anche in un romanzo di genere, cerca qualcosa di più.
Note sparse: l’autore deve amare molto le similitudini, perché fin dalle prime frasi ne usa a profusione. Ho individuato quello che potrebbe essere un errore, ma chiedo conferma a chi è più ferrato di me: si fa riferimento, parlando della suoneria di un cellulare, a Punk In Drublic dei NOFX. Non conoscendola, ho fatto una ricerca per ascoltare il pezzo, ma ho trovato solo un album con questo titolo, non un brano.