Quattro anni dopo Nekromantik e dopo la parentesi Der Todesking, Buttgereit ritorna alle necrofile atmosfere della sua opera più famosa, decidendo di dare un seguito alla storia di Rob e Betty.
Il film inizia esattamente dove finisce il precedente, riproponendo la scena del suicidio di Rob e mostrando successivamente il disseppellimento del suo cadavere ad opera di una ragazza bionda di cui non si hanno informazioni.
Oltre a porsi qualche lecito dubbio sulla veridicità delle modalità di seppellimento in Germania, dal momento che Rob viene sepolto con gli abiti che indossava al momento del suo suicidio, totalmente ricoperti di sangue, lo spettatore meno suggestionabile assiste al canovaccio già presente nel primo film, canovaccio che prevede una malata relazione tra la donna ed il cadavere, fatta di baci e sesso, ma anche di una forma d’amore. La vicenda tuttavia prende una piega inaspettata nel momento in cui Monika conosce un uomo ed intraprende una relazione con lui. Da quel punto in poi sceglie il suo fidanzato in vita e fa a pezzi il cadavere di Rob, conservandone tuttavia la testa ed i genitali, questi ultimi in un piatto in frigo. Ma a quanto pare la pulsione necrofila è troppo forte in lei, e dimostrazione ne è anche una esplicativa sequenza in cui assieme ad alcune amiche guarda il video dello sventramento di una foca mangiando tranquillamente tartine e con la compagnia della testa di Rob. La vicenda degenera nel finale, che vedrà la sua scelta definitiva e l’esaltazione del suo piacere fisico dettato dal rapporto con un corpo morto.
Già dalla trama si può facilmente evincere come di elementi di innovazione rispetto a Nekromantik non ne esistano affatto, e le differenze si limitano al budget leggermente più alto, che ha permesso qualche effetto più convincente ed una maggiore varietà di interni ed esterni. Per il resto, ancora una volta ci si trova ad avere a che fare con una morbosa attrazione nei confronti dei cadaveri che sfocia in azioni estreme, ma manca la componente che aveva reso speciale il primo, vale a dire l’amore di fondo: così come il primo era un’autentica, sebbene triste, storia d’amore, questo secondo capitolo ha al centro le passioni decisamente più maniacali, svilendo in parte la componente affascinante del primo.
Ancora una volta sono praticamente assenti i dialoghi, ma non è per forza di cose una pecca. Debole invece il film nella sua interezza per ciò che concerne la realizzazione: Buttgereit non fa nessun passo in avanti dal punto di vista tecnico ed offre inoltre una versione indebolita ed annacquata del suo film migliore, con frequenti, lunghi ed inutili intermezzi, come inquadrature naturalistiche o una noiosissima sequenza di un film che Monika ed il suo Mark vanno a vedere al cinema.
In conclusione, perso l’impatto, la sorpresa e la potenza espressiva del primo, rimane un film sulla necrofilia dignitoso, che senza dubbio colpirà eccome l’attenzione di quei pochi che riusciranno, per possibilità e per fegato, a guardarlo. Ma per chi conosce ed ha apprezzato Nekromantik, rimane solo noia, ed un pizzico di amaro in bocca.