Tendenzialmente, quando vedo trailer di film horror passare spesso in tv mi viene l’orticaria. Saranno le frequenti delusioni cinematografiche passate, sarà sfiducia nel mainstream, fatto sta che ogni volta mi avvicino al film in questione con una discreta dose di sfiducia ma soprattutto con aspettative assai basse. Questa premessa si rivela essere d’obbligo per mettere in chiaro i motivi di alcune delle valutazioni che seguiranno.
Proveniente dal Canada, ESP – Fenomeni Paranormali giunge in maniera evidente fin dal titolo sull’onda lunga del successo planetario di Paranormal Activity, non facendo neanche più di tanto per nascondere le analogie tematiche e stilistiche. La differenza di fondo, che rende gustosa la prima parte di ESP, è l’idea del programma televisivo che dà il nome al film stesso: trattasi di un programma che vede un gruppo di persone passare una notte in un luogo infestato secondo le leggende popolari, filmando tutto ciò che accade e riportando la loro testimonianza. Interessante e criticamente puntuale tutta la parte relativa alla preparazione della trasmissione, con interviste false e personaggi che recitano un ruolo, secondo il tipico modo di fare televisione di serie B tanto frequente ai giorni nostri. Ovviamente però poi ci si aspetta che la situazione prenda il volo, ed in effetti per un bel tratto l’impressione è che il decollo avvenga.
La location scelta per la sesta puntata di ESP è il Collingwood Psychiatric Hospital, un manicomio ormai in disuso da qualche decennio. La troupe che lavora al programma si fa chiudere all’interno dell’edificio dal custode, e lo fa davvero, in maniera del tutto inspiegabile poiché sarebbe bastato filmare la scena e poi lasciare il portone aperto. Inoltre, l’edificio è progettato a mo’ di carcere, quindi con finestre sbarrate che non permettono in alcun modo la fuga. Dal momento in cui la prima porta sbatte, l’escalation di manifestazioni paranormali è costante e si raggiunge l’aggressione vera e propria, in una rappresentazione degli spettri che appare un tantino troppo fisica.
Il buon pregio della pellicola è la tensione che ricrea lentamente, virando dal clima caciarone e scettico dettato dal conduttore al panico assoluto che si impossessa dell’intero gruppo man mano che gli eventi sfuggono completamente di mano. Fin qui tutto nella media di un onesto horror insomma, ma la chicca che permette ai Vicious Brothers di guadagnarsi cinque punti in più è il tentativo di fuga dei superstiti e la sorpresa che li attende non appena sfondano il portone d’ingresso. Di contro, ciò che non permette al film di emergere in maniera decisa nel panorama horror contemporaneo è una parte finale che mischia banalità, esasperazioni e soprattutto una sequenza conclusiva totalmente nonsense e che viene utilizzata per giustificare un elemento disseminato sul percorso della trama, in un’intervista iniziale. In definitiva, film non imprescindibile, ma che non fa rimpiangere la serata dedicata alla sua visione, per un tocco di ironia che non guasta e per qualche buono spunto. A voi la scelta.