Quando ho scoperto dell’esistenza di Bodom ho fatto di tutto per vederlo. Innanzitutto, pur non essendo esattamente un fan, conosco piuttosto bene i primi Children Of Bodom, abbastanza da sapere perché si chiamano in questo modo; inoltre, non avendo mai visto un horror finlandese, mi è sembrata un’occasione irrinunciabile. Ma prima di andare a fondo nelle pieghe del film, partiamo con un pezzo dei CoB per dare una colonna sonora al tutto.
La vicenda da cui tra il nome la band e da cui muove il film è nota come il massacro del lago Bodom. Nel 1960, due diciottenni con le fidanzate quindicenni campeggiarono sulle rive del lago. Al mattino, tre di loro furono trovati trucidati con molteplici coltellate, e il superstite era in stato di shock e riportava molteplici ferite. Il caso, a distanza di oltre cinquant’anni, non è mai stato risolto, nonostante i vari sospetti, le confessioni e un processo all’unico superstite, tenutosi nel 2004. Rimane ancora oggi un caso misterioso che ha grande influenza sulla cultura finlandese e che, prima o poi, non poteva che ispirare un film horror.
Bodom prende le mosse proprio dalla volontà di Atte di ricostruire l’accaduto e comprendere cosa sia realmente successo quella notte. Per farlo, coinvolge l’amico Elias e due amiche, Ida e Nora, attratte con l’inganno di una serata da trascorrere in una casetta sul lago e con altri amici. Nel gruppo ci sono dinamiche piuttosto interessanti: Atte è fissato con la vicenda del massacro e ha come unico interesse ricreare il contesto per capirci qualcosa di più; Elias ha ben altre mire più standard per un ragazzo della sua età; Ida esce fuori da un qualche evento tragico di cui si fa menzione nelle prime battute, e sembra che di mezzo ci siano delle foto di lei nuda che sono circolate nei mesi precedenti, portandola a rinchiudersi in casa e ad attirarsi la condanna di una famiglia religiosa e patriarcale.
Il ruolo meno chiaro fin da subito è quello di Nora, che sembra molto legata a Ida e molto interessata a trascorrere del tempo con lei. Si intende come l’abbia aiutata in quel periodo difficile e quanto ci tenga. Comunque sia, arrivano al lago e le ragazze reagiscono in maniera molto lieve quando scoprono che non c’è nessuna casa né altri amici. I ragazzi montano le tende e trascorrono una normale serata in riva al lago, senza particolari scossoni adolescenziali. Le cose si complicano, però, quando durante la notte Atte viene pugnalato e ucciso.
Comincia la fuga dei tre superstiti e, da quel punto in avanti, il film gioca tutte le sue carte: esaurita quella del contesto ambientale e delle suggestioni della vicenda passata, la sceneggiatura decide di puntare su una serie di colpi di scena che portano a ribaltare la visuale generale e quella specifica sui personaggi. Il problema, però, è che di questi colpi di scena alcuni sono piuttosto prevedibili, altri sono forzati e non credibili, andando via via a spezzare il legame tra lo spettatore e la storia.
Il film ha anche i suoi punti di interesse, sia chiaro: si tratta di uno slasher piuttosto atipico, quasi un meta-slasher, che gioca con le convenzioni in maniera anche intelligente in certi passaggi. L’atmosfera iniziale non è ricreata in maniera particolarmente funzionante, ma grazie alla mano artigiana del regista ci sono begli scorci notturni del lago che regalano una certa immedesimazione nel clima di costante pericolo. E’ anche vero che, d’altro canto, si è portati a pensare dal minuto numero uno che i nostri giovani protagonisti saranno vittime del killer del lago, quindi la carta a sorpresa doveva risiedere per forza da un’altra parte. E sarebbe stata anche interessante e funzionale alla storia, se non fosse stata spiegata così male nelle battute finali.
Per alcuni aspetti, quindi, Bodom è un’occasione persa. L’ambientazione c’era, le dinamiche tra i personaggi potevano risultare interessanti, e anche la scelta di puntare sulle sorprese e non sul serial killer che uccide uno dopo l’altro i ragazzi è corretta. Tuttavia, tra spiegazioni avventurose e connessioni forzate se non mancanti, si arriva al finale con ormai troppo poco legame con la vicenda e coi suoi protagonisti. Finché funziona, comunque, la visione del film è piuttosto piacevole.