Con un soggetto di M. Night Shyamalan alle spalle, John Erick Dowdle ci riprova, dopo il sostanzialmente inutile Quarantena, remake dello spagnolo REC. Stavolta lo troviamo alle prese con una storia che si svolge interamente all’interno di un grattacielo di Philadelphia, anzi, volendo ulteriormente restringere il campo, all’interno di un ascensore bloccato.
Dopo un prologo abbastanza inspiegato, in cui un uomo si suicida lanciandosi proprio da quel grattacielo, cinque persone salgono su un ascensore che improvvisamente sobbalza e interrompe la sua ascesa. Il gruppo è costituito da una signora anziana, da una ragazza, da una guardia dell’edificio al primo giorno di lavoro, un uomo in giacca e cravatta e un ragazzo. Le procedure per risolvere il guasto vanno per le lunghe e l’atmosfera nell’ascensore inizia a diventare elettrica, con frequenti scontri verbali tra i prigionieri. Dalla cabina di sorveglianza, intanto, un superstizioso sudamericano, molto credente, intravede in un fotogramma delle telecamere a circuito chiuso un volto, e racconta al suo collega e successivamente alla polizia la storia dell’incontro col Diavolo.
Si racconta che talvolta il Diavolo assuma un aspetto umano per camminare sulla Terra e torturare persone malvage e colpevoli, già dannate, il tutto in attesa di impossessarsi della loro anima per l’eternità. La storia, ovviamente derisa inizialmente, assume connotati più inquietanti nel momento in cui, uno dopo l’altro, i cinque prigionieri iniziano a morire durante improvvisi blackout.
Forzato nel modo in cui si crea la situazione adatta a raccontare l’incontro col Diavolo, nonché poco fascinoso come location, il film vivacchia di un concetto sufficientemente interessante per quanto scarno, ma inciampa in un retrogusto carico di moralismo nella forma di una vera e propria parabola. Soffre inoltre di una parte iniziale caotica, dell’intera fase centrale ripetitiva, e si rianima nelle battute finali, il tutto prima di porre fine alla vicenda col tentativo di riabilitare la figura umana, che durante tutto il film viene in maniera piuttosto chiara associata al male e che invece alla fine riacquista speranza mediante pentimento e perdono. Banalotto.