Ancora un film italiano, ma stavolta ci avviciniamo ai nostri giorni, proponendo la visione dell’opera prima di Gabriele Albanesi. Non nego una particolare simpatia né per gli autori emergenti, né tantomeno (e questo mi sembra fin troppo ovvio) per il cinema di genere, anche estremo, ed in quest’ottica mi sono avvicinato alla visione di questo film con buona predisposizione. Lungi da me esser di parte o avere preconcetti, ma posso affermare di non essere rimasto deluso, o perlomeno non del tutto.
Il Bosco Fuori (gran bel titolo, tra l’altro, molto migliore anche della sua controparte inglese, The Last House In The Woods, con la quale è stato e verrà esportato all’estero) ci pone dinanzi ad una vicenda piuttosto classica, in cui una coppia in crisi si apparta in una stradina isolata e cade vittima delle violenze di tre balordi, coatti all’inverosimile. Il ragazzo viene pestato mentre sulla ragazza, come prevedibile, viene tentato uno stupro, evitato dal provvidenziale passaggio di un’auto, il cui autista, armato di pistola, mette in fuga la banda e porta in salvo i due giovani, invitandoli nella loro casa per riprendersi dopo quella brutta esperienza. Ed è lì che avviene il “solito” passaggio dalla padella alla brace, in quanto pian piano viene a galla il marcio che abita in quella villa e nel bosco intorno ad essa.
Coadiuvato egregiamente dall’espertissimo Sergio Stivaletti, Albanesi si diverte a spiattellare in faccia allo spettatore organi che escono dal ventre squarciato da una motosega, arti tagliati, gole recise, e tutto il campionario splatter/gore, condendo il tutto con abili movimenti di camera, degni eredi dei piani sequenza nei corridoi argentiani, e con una colonna sonora raramente invasiva ma azzeccata.
La valutazione generale del film risente di un livello recitativo quasi mai all’altezza: si passa dalla lenta e fiacca interpretazione dei proprietari della villa alle caricaturali prove dei ragazzi della banda e dei “freak”, esageratamente sopra le righe. La scelta stilistica dell’oscuramento nel passaggio da una sequenza all’altra non è particolarmente funzionale né azzeccata, ed una sceneggiatura carente in molti aspetti (legami tra le vicende fin troppo sottili, azioni esageratamente semplificate, finale che spiega poco) fanno perdere una parte di mordente al film di Albanesi, che tra l’altro proprio ad ottobre uscirà negli USA in seguito al desiderio nientemeno che di Sam Raimi e della sua Ghost House di distribuire la pellicola nei cinema americani.
In definitiva, a dispetto dei difetti sopra elencati, Il Bosco Fuori rappresenta un buon esordio registico, realizzato tra l’altro con un budget molto ridotto che ne ha condizionato pre e post-produzione, ma, ne sono quasi certo, riuscirà a rimanere impresso nelle vostre menti per un bel po’.