È con questo film che prende il via la carriera di regista di Dario Argento, che fa il suo ingresso nel cinema di genere dopo anni trascorsi a fare il critico cinematografico e lo sceneggiatore. L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo, interamente scritto dal regista ed ispirato ad un romanzo di Fredric Brown, La Statua Che Urla, su una base di giallo all’italiana (che proprio questo film, assieme a Sei Donne Per L’Assassino di Mario Bava, ha provveduto a codificare) contiene tutta una serie di elementi da thriller e delle intuizioni che portarono alla formazione del linguaggio cinematografico tipicamente argentiano: stacchi dal piano lungo al primo piano, la disgregazione sensoriale e geografica, la presenza di un dettaglio nelle sequenze iniziali che il protagonista non riesce a ricordare ma che porterà alla risoluzione del caso ed alla scoperta dell’assassino, la dissolvenza audio, i dialoghi scarni (ed a volte deboli).
Ne L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo è possibile rintracciare i germi, la struttura ed il gusto presenti in tutti i suoi primi film, ed è interessante intravedere gli elementi che poi fecero la fortuna del regista. Va sottolineato il fatto che in questa pellicola gli omicidi non sono mai rappresentati in maniera macabra, quindi niente gole recise, squarci nella carne o altre sequenza dall’alto tasso di violenza. A tale approccio viene preferita una maggiore suspense che culmina al più con uno schizzo di sangue ed un urlo fuoricampo, senza indugiare morbosamente sulla rappresentazione dell’uccisione, che invece negli anni a seguire diventerà marchio di fabbrica di Argento.
La vicenda narrata riguarda una serie di omicidi di giovani donne, con la polizia che brancola nel buio incapace di raccogliere qualsivoglia prova. Il protagonista del film, un ragazzo americano che si trova in Italia per ritrovare l’ispirazione, una sera assiste all’aggressione ai danni di una donna, che riesce a salvare causando la fuga del presunto serial killer. Da questo momento in poi, si ritrova coinvolto nelle indagini, che porta avanti anche per conto proprio (vi ricorderà qualcosa…), fino al finale in cui tutti gli elementi trovano unione.
Giallo finemente cesellato, con tratti inquietanti e figure affascinanti, pecca per qualche incertezza di trama, anche se solo a livello di piccoli dettagli temporali, ma affascina e conquista, anche in virtù di una spiegazione conclusiva non banale e psicologicamente interessante. Un debutto in grande stile per un regista che era destinato, da lì a pochi anni, a firmare immortali capolavori del cinema di genere.