La ragazza che sapeva troppo (2016)

Anno di uscita
2016
Titolo originale
The Girl With All The Gifts
Regia
Colm McCarthy
Genere
contagio, post-apocalittico
Cast
Sennia Nanua, Gemma Arterton, Glenn Close, Paddy Considine
Durata
101'
Paese
Regno Unito/USA
Voto
8

Eccoci a un altro di quei momenti in cui la visione di un film di cui non conoscevo assolutamente nulla si rivela una sorpresa non solo piacevole, ma addirittura entusiasmante. E’ il caso di The Girl With All The Gifts, opera seconda del regista scozzese Colm McCarthy che, forte di una ottima sceneggiatura firmata da Mike Carey, autore del romanzo La Ragazza Che Sapeva Troppo da cui è tratta la storia qui raccontata.

In un presente alternativo o un futuro prossimo, l’umanità è stata quasi cancellata dalla faccia della Terra a causa di un virus che si diffonde per mezzo dei liquidi e che provoca un’immediata trasformazione, che non necessita neanche di un passaggio dallo stato di morte. Gli infettati, per i quali non è stata ancora trovata una cura, palesano subito una impressionante aggressività che li porta ad attaccare e a cibarsi di esseri umani e di animali.

Nei pressi di Birmingham esiste un centro di ricerca dove alcuni bambini infetti vengono studiati e, al contempo, educati e istruiti. Tenuti in isolamento e con tutte le procedure di sicurezza, i bambini si dimostrano intelligenti, comunicano in maniera del tutto normale, palesano interesse, curiosità ed emozioni. E’ questo, in particolare, il caso di Melanie, bambina dalla mente particolarmente vivace e che sviluppa un forte legame con la sensibile insegnante Helen Justineau (GemmaArterton). Le cose sembrano procedere in maniera routinaria e stabile fino a quando la recinzione che protegge il centro non cede sotto l’attacco di un gran numero di “hungries”, la maniera in cui vengono chiamati gli infettati. Quasi tutti i soldati a protezione del centro vengono uccisi, mentre il sergente Parks, la dottoressa Caldwell (Glenn Close), Helen e Melanie, con l’aiuto di altri due soldati, riescono ad allontanarsi prima di essere assaliti.

Dopo un inizio piuttosto intenso, tra presentazione dei personaggi e accadimento tragico, il film rallenta per presentarci il viaggio verso Londra del gruppo, approfittando del tempo a disposizione per riempire buona parte dei vuoti che ha lo spettatore. In particolare, viene spiegato come mai quei bambini, a differenza degli affamati classici, siano apparentemente del tutto normali: si tratta di contagiati di seconda generazione, che si trovavano ancora nel grembo materno quando la propria madre era stata infettata. Infettati a loro volta, avevano guadagnato l’uscita a morsi, uccidendo la madre dall’interno e dando quindi il là a un macabro e innaturale parto. Quei bambini, tuttavia, risultano particolarmente interessanti per gli scienziati e i medici per poter provare a ricavare quante più informazioni possibili per combattere il virus.

In una Londra post-apocalittica nella cui ricostruzione spiccano le visuali aeree di Pripjat’ (si veda Chernobyl Diaries – La Mutazione per ulteriori informazioni), il gruppo di protagonisti si muove alla ricerca di cibo, di aiuto e, infine, di un riparo, che individua in un laboratorio abbandonato. Nel corso delle esplorazioni scoprono un gigantesco fungo alimentato da infettati morti ed evolutisi in qualcosa di simile a piante. In quel fungo la dottoressa vede la possibile, definitiva contaminazione dell’aria, che comporterebbe il contagio di qualunque essere umano ancora sano. Ma non sarà l’unica cosa che si scoprirà su ciò che sta accadendo in quel “nuovo” mondo…

The Girl With All The Gifts, infatti, nella parte conclusiva si spinge in una direzione assai affascinante che prevede una nuova organizzazione sociale da parte degli affamati di seconda generazione, consapevoli, senzienti, in grado di operare scelte per la conservazione della loro specie. In questo passo coraggioso rivestirà un ruolo fondamentale Melanie, che ricopre anche un importantissimo ruolo narrativo, avvicinando lo spettatore al “nemico” e permettendogli di capirne le motivazioni, non temendolo ma finendo addirittura per condividerne le scelte che, inevitabilmente, non sono compatibili con la conservazione della razza umana.

L’affresco che ne vien fuori è potente, evocativo, un percorso dal sapore tragico che però riesce anche ad aprirsi, nell’ultima scena, a un finale di autentica, nuova speranza. Così, da uno zombi movie, Carey e McCarthy tirano fuori uno spaccato umano e sociale che ammalia, conquista e tocca corde profonde, nient’affatto banali, facendo finire in secondo piano le creature contagiate e mettendo in risalto la natura umana…e non solo quella. Consigliatissimo.

La ragazza che sapeva troppo (2016)
Voto del redattore
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8