Le streghe di Salem (2012)

Anno di uscita
2012
Titolo originale
The Lords of Salem
Regia
Rob Zombie
Genere
stregoneria
Cast
Sheri Moon, Bruce Davison, Jeff Daniel Phillips, Meg Foster
Durata
101'
Paese
USA/Canada/Regno Unito
Voto
7.5

Un disco, un libro e un film usciti in meno di un mese, e tutti firmati Rob Zombie. Se esiste un individuo meritevole dell’etichetta di artista poliedrico, be’, questo è proprio il metaller del Massachusets, nato Robert Bartleh Cummings. Il libro, del quale ci occuperemo a giorni, altro non è che una versione estesa e romanzata del soggetto alla base del film qui recensito, che segna il ritorno dietro la macchina da presa dopo quasi quattro anni dal controverso Halloween II.

Chi ha avuto modo di vedere le altre produzione del nostro, in particolare l’accoppiata di debutto La Casa Dei 1000 Corpi/La Casa Del Diavolo, è già consapevole che ci troviamo di fronte ad un personaggio dotato di una forte vena immaginifica, che fa della visionarietà e della costruzione dell’immagine il suo punto di forza, calando il tutto in trame mai particolarmente sorprendenti ma ravvivate da trovate visive, stacchi e narrazione raramente banali. Il tema della nuova creazione sono le streghe, leggenda classica del genere eppure mai troppo approfondite, o comunque sia nettamente in secondo piano rispetto a zombi, vampiri, lupi mannari et similia. La curiosità era tanta e l’attesa è stata spasmodica. Così, dopo aver visionato l’opera in anteprima mondiale il 18 aprile, siamo finalmente pronti – ma ne siamo proprio sicuri? – per sviscerarla a dovere.

Ancora una volta, l’assoluta protagonista è la sola musa di Rob, la moglie Sheri Moon, stavolta nei panni di una rockettara ultra-trentenne dal passato difficile. Heidi lavora in una radio di Salem, dove conduce un programma radiofonico di discreto successo. Vive col suo cane ed è una ex tossicodipendente. Dread e improbabili pellicce ecologiche, portate sopra vestiti multicolor dal sapore hippy, caratterizzano il suo look. Il suo appartamento, pieno di omaggi al cinema ed alla musica, si trova in un elegante edificio dove vive una donna di nome Lacy che sembra avere particolarmente a cuore Heidi. Un prologo incompiuto introduce l’epoca e l’episodio per i quali Salem è salita alla ribalta della cronaca: la caccia alle streghe del diciassettesimo secolo. Un gruppo di streghe tenta di dar vita al figlio di Satana, ma viene scoperto nel corso di un sabba. Tutte le streghe verranno arse vive e la loro leader, Margaret Morgan, verrà torturata con sedia e maschera chiodate prima di essere anch’essa uccisa.

Al giorno d’oggi, dopo aver tratteggiato la vita di Heidi, la trama prende il via con l’arrivo in redazione di un vinile contenuto in una scatola in legno indirizzata proprio alla ragazza. La trasmissione del pezzo provocherà reazioni contrastanti: gli uomini sembrano infastiditi dalla musica, dissonante, ripetitiva, ritualistica, mentre le donne di Salem ne sono istintivamente attratte, in maniera ipnotica. E’ come se quelle poche note fossero in grado di prendere possesso della loro anima. La stessa Heidi non ne è immune, anzi: proprio da quel momento in avanti, inizierà a vivere un vero e proprio incubo, caratterizzato da visioni, “terrore nel sonno”, sonnambulismo, allucinazioni agghiaccianti. Perde il contatto con la realtà, preda di forze che sembrano controllare tutto ciò che la circonda. E che prendono il controllo anche di lei. Con buoni incastri di sequenze visionarie e di ritorni alla realtà, lo spettatore vive assieme ad Heidi uno stato di confusione crescente, spaesato da situazioni paradossali, per poi vivere il malessere finale, in un’orgia di colori, musica e immagini fortemente anti-clericali.

Rob Zombie definisce Le Streghe Di Salem come “Shining diretto da Ken Russell”. Non ha tutti i torti. Da Russell prende qualcosa in termini di costruzione dell’immagine, di uso del colore, di potente visionarietà, arricchendo il tutto con uno sfrontato barocchismo che rende il film un’esperienza visiva notevolissima; Shining è altresì presente, per via dei corridoi, dei carrelli dalla lentezza esasperante, della stanza misteriosa e temuta. Rompe tutti gli schemi, Rob: spezza con la tradizione del cinema horror americano contemporaneo, che ripudia quasi sempre la lentezza in nome di un ritmo veloce e da altrettanto rapido consumo; rompe gli schemi narrativi destrutturando una non-storia in una sequenza di scene allucinanti – indimenticabile rimarrà la scena del prete in chiesa, addirittura meravigliosa quella finale, paradisiaca al contrario.

Il regista americano infila a forza nel film il suo attore feticcio Sid Haig, in un ruolo totalmente marginale, ed una sfilza di scream queens, alcune assenti dalla scena da anni. La realtà è che molto materiale, in alcuni casi intere partecipazioni, è stato tagliato, pertanto non figurano ad esempio Camille Keaton, la Jennifer di I Spit On Your Grave, e Udo Kier. Ritroviamo Lisa Marie (Il Mistero Di Sleepy Hollow) undici anni dopo la sua ultima apparizione sul grande schermo. Ma soprattutto c’è Meg Foster (Essi Vivono) a dominare ogni scena in cui è presente per via di un alto tasso di malvagità e follia. Impagabile il disprezzo che mostra nei confronti del neonato, diverso da ciò che si aspettava, dopo averlo leccato.

La caratterizzazione del male non si limita e non si può limitare alle streghe. Queste ultime vengono dipinte in maniera sporca, volgare, totalmente devote al maligno. Il loro compito è evocare Satana e il loro obiettivo è dare un figlio al signore del male. Satana stesso compare, in una rappresentazione davvero curiosa e lontanissima dall’iconografia classica, finendo per essere ridicolo. Una colonna sonora non particolarmente ricca e invadente, ma di buon gusto (Venus In Furs dei Velvet Underground; musica classica), cesella i passaggi meno onirici del film, sottolineati invece da suoni ed effetti vibranti. La critica anti-clericale è feroce e volgare, fin troppo, finendo per apparire posticcia e infantile. Un finale caotico degno sì di Ken Russell, ma sotto acidi, fa tirare le fila e rendere conto di come alcuni passaggi logici della trama siano mancanti, aspetto che ho avuto modo di poter valutare avendo letto in precedenza il romanzo. Manca ad esempio una chiara esposizione delle motivazioni delle streghe e come si leghi esattamente l’episodio del 1696 coi nostri giorni; il ruolo dell’autore del testo sulle streghe viene sminuito, nonostante abbia addirittura più presenza rispetto al libro, perché manca all’appello una parte sostanziosa delle sue scoperte, anche per via della scelta di tagliare alcuni passaggi. E soprattutto, il finale vede l’assenza di una sequenza che avrebbe potuto rendere tantissimo dal punto di vista visivo. A dirla tutta, è poco chiaro anche cosa stia accadendo di preciso durante il preannunciato concerto.

Qualche carenza di connessioni e approfondimenti, frutto probabilmente di tagli apportati in fase di post-produzione e montaggio, fa perdere una parte di immedesimazione ed alcuni contatti logici che sarebbero serviti a completare il quadro. Detto questo, non è la trama il punto centrale de Le Streghe Di Salem, che si basa invece sul modo subdolo del Male di introdursi di forza nelle vite e di prenderne possesso. Ovviamente Zombie non si risparmia nulla, e considerando la libertà di cui ha ricevuto garanzie in termini di produzione, se la gode ad inserire un video ed un’iconografia black metal che si lega in maniera tremendamente efficace ai temi. Non disdegna i nudi, riuscendo però a non renderli mai volgari o fuori luogo, ma anzi facendo contribuire anch’essi all’atmosfera malvagia e fetida della pellicola. Pellicola che rimane impressa nella mente: si esce dalla visione del film e si ha la sensazione di essersi risvegliati da una sorta di ipnosi. Coraggioso Rob, poco da dire: una produzione importante – 200 sale in Italia, una copertura ottima – quindi un trampolino commerciale mica da ridere, eppure decide di puntare su temi e su contenuti totalmente anti-commerciali, raccontati in maniera ancor meno friendly. C’è chi potrebbe ritenerlo un suicidio, dal punto di vista commerciale. Dal mio punto di vista, è un tassello forte che va ad unirsi ad una filmografia ormai ben solida e che non farà che consolidare il nome di Rob Zombie ai vertici del cinema horror contemporaneo. Faccio una fatica enorme ad esprimere un giudizio, a maggior ragione quello numerico, perché è un film che stordisce e che lascia sensazioni contrastanti. Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima di riuscire a dimensionarlo in maniera più corretta, ma la cosa certa è che non lascia indifferenti e che è una festa per gli occhi, col suo gusto barocco e le sue immagini vivide. Caotico come il Male.

Le streghe di Salem (2012)
Voto del redattore
7.5
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7.5