Omen – Il presagio (1976)

Anno di uscita
1976
Titolo originale
The omen
Regia
Richard Donner
Genere
possessione demoniaca, bambini malefici
Cast
Gregory Peck, Lee Remick, David Warner, Billie Whitelaw
Durata
111'
Paese
USA/Regno Unito
Voto
8.5

È spesso sorprendente vedere registi non di genere alle prese con un horror puro. E’ il caso di Richard Donner, regista con all’attivo film come SupermanI Goonies e tutti e quattro gli Arma Letale, che prima di giungere al successo nel 1978 proprio grazie all’ormai mitico primo film girato sul supereroe, e con protagonista Cristopher Reeve, diresse Omen – Il Presagio, tratto da un romanzo di David Seltzer.

Giunta tre anni dopo L’Esorcista, la pellicola di Donner ne ricalca stilemi e sfondo religioso, oltre ad uno stile registico e a delle ambientazioni tutto sommato piuttosto simili all’arcinoto capolavoro di William Friedkin.

La moglie di un diplomatico statunitense partorisce alle 6 del mattino del 6 giugno 1976 (evviva…) ma il bambino nasce morto, ed il prelato direttore dell’ospedale propone al padre, interpretato da Gregory Peck, di adottare un bambino nato contemporaneamente, la cui madre era morta in seguito al parto. L’uomo si lascia convincere ed alla moglie fa credere che quel bambino sia il loro reale figlio. Trasferitisi a Londra, iniziano ad accadere episodi strani ed inquietanti: la bambinaia di Damien si suicida durante la festa di compleanno del bambino, dicendo di farlo per lui; una nuova strana bambinaia arriva senza essere stata chiamata col preciso scopo di proteggere Damien; un prete che aveva avvertito il padre del bimbo del fatto che quello fosse in realtà l’Anticristo muore impalato da un parafulmine. In questo crescendo, il politico, sempre più insospettito, avvia delle indagini, coadiuvato da un fotografo nei cui scatti delle due vittime erano presenti dei segni sfocati che ricalcavano le dinamiche della loro morte.

Seppur partendo da un concetto piuttosto banale, Omen ha il pregio di avere un ritmo via via sempre più serrato, pur incastrato nelle rigide e manieristiche tecniche registiche di Donner, proprio a sottolineare il lento insinuarsi del dubbio, e poi il turbinoso raggiungimento della certezza, la necessità di agire rapidamente. Banale e un tantino troppo lento nella prima parte, il film gode di una realizzazione ineccepibile, e di un crescendo di tensione palpabile: dopo qualche sorriso amaro legato alle ingenuità iniziali, lo spettatore è preda del reale disagio e della paura di assistere pian piano alla scoperta della provenienza e della natura del bambino, ed il tutto è reso ancor più ficcante dalla prova in crescendo di Peck, che da impostato uomo politico passa nel finale a sembrare un autentico folle. Eccellente la bambinaia infernale, perfetta nel suo ruolo, e bravo anche il piccolo Harvey Stephens, biondo naturale i cui capelli furono tinti con del lucido nero da scarpe ed al quale furono messe lenti a contatto colorate.

Fotografia di qualità, sceneggiatura solida se non in qualche dettaglio sufficientemente trascurabile, la pellicola contiene un solo omicidio, a fronte di due morti accidentali ed un suicidio, tutti e tre da annali del cinema horror. Mai efferato, mai amante del sangue e del macabro, Donner costruisce il successo del suo film sulla tensione e l’inquietudine serpeggiante, magistralmente resa dalla casa dell’ambasciatore, al suo rientro dopo le indagini (e quindi nel momento in cui ormai sia lui, sia gli spettatori sanno tutto): non si può fare a meno di seguire ogni suo passo con tensione sempre crescente, il tutto scandito da oscure ed agghiaccianti litanie, fin quando non entra nella stanza del bambino, per poi dare il via alla bellissima sequenza finale. Forse derivativo, forse scontato nella trama e nel concetto di partenza, ma di sicuro un grande horror d’annata, da conoscere per tutti gli amanti del genere.

Nota: notevole la quantità di strani incidenti legati alla realizzazione del film. Un aereo su cui viaggiava Peck fu colpito da un fulmine, e sempre lo stesso aereo qualche tempo dopo fu nuovamente colpito, stavolta mentre a viaggiarci era David Seltzer. Era stato fittato un elicottero per girare alcune scene panoramiche, ma Donner decise di non usarlo; quell’elicottero subì un incidente e morirono il pilota e tutta la sua famiglia. Anni dopo la realizzazione del film, colui che si era occupato della scena della decapitazione del fotografo ebbe un incidente stradale in Belgio, e la sua fidanzata morì decapitata in prossimità di un cartello su cui era scritto “Liegi 66,6 km”.

Omen – Il presagio (1976)
Voto del redattore
8.5
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