Silent Hill (2006)

Anno di uscita
2006
Titolo originale
Silent Hill
Regia
Christophe Gans
Genere
creature, mistero, soprannaturale
Cast
Radha Mitchell, Sean Bean, Laurie Holden, Jodelle Ferland
Durata
127'
Paese
Canada/Francia
Voto
5.5

Da sempre, la vita ha influenzato qualsiasi forma d’arte, che può essere considerata in tutto e per tutto un riflesso della vita stessa. Col tempo, le arti hanno stabilito un rapporto via via più stretto, arrivando anche a fondersi per crearne di nuove, basti pensare al cinema, in grado di unire musica, architettura, fotografia. Esiste una forma d’arte tuttora raramente riconosciuta come tale da parte di certi ambienti particolarmente snob: il videogioco. Nell’ultimo decennio, oltre ad un’impennata qualitativa e tecnica, quest’ultimo si è reso protagonista di un’interessante contaminazione bilaterale: dapprima fortemente ispirato dal cinema, ha finito per ispirarlo a sua volta. Ed ecco quindi i primi esempi di film tratti da videogiochi, un nuovo passo nella catena evolutiva delle arti moderne.

E’ questo il caso di Silent Hill, pellicola liberamente ispirata alla nota serie videoludica targata Konami, il cui primo capitolo ha visto la luce nel 1999 e che tuttora mantiene una solida fan base per via di meccaniche rimaste praticamente identiche col passare degli anni, ma sempre capaci di catturare l’interesse e l’attenzione. Ma qui ad interessare è il film, ragion per cui ci addentriamo nella sua analisi.

La trama attinge in buona misura dal primo episodio della serie videoludica, ma inserisce nel calderone elementi tratti dal secondo e finisce per distaccarsi sensibilmente dalle vicende e dai personaggi del gioco. Questi ultimi, in particolare, sono stati quasi tutti creati ex novo per il film, oppure modificati profondamente dal punto di vista caratteriale, del background e del ruolo ricoperto. La vicenda si apre con la piccola Sharon che, affetta da sonnambulismo, durante il sonno lascia la casa nella quale vive coi genitori adottivi e ripete a mo’ di nenia le parole “casa” e “Silent Hill”. Il padre, Christopher (interpretato dal Boromir de Il Signore Degli Anelli e l’Ulisse di Troy), è convinto che le cure mediche alle quali la bimba si sta sottoponendo porteranno dei benefici, ma Rose, la madre, non sopporta più quella situazione e decide di portare Sharon nella città fantasma di Silent Hill, ad insaputa di suo marito.

La cittadina è abbandonata dal 1974, anno in cui un tremendo incendio distrusse edifici e popolazione, e sembrano non esseci più strade che vi conducono. Tuttavia, fuggendo da una poliziotta eccessivamente pedante, Rose finisce per sbandare in seguito all’avvistamento di una figura umana in mezzo alla strada, ed al suo risveglio si ritrova per le strade di Silent Hill, senza Sharon. Parte da quel momento la sua disperata ricerca attraverso le strade avvolte nella nebbia, in uno spettrale panorama caratterizzato dalla cenere che cade incessante dal cielo e dalle sinistre creature che lo popolano.

Magnifica la riproduzione dei mostri, a partire dai deformi, proseguendo per le infermiere senza volto e finendo con Pyramid Head, prepotentemente entrato nell’immaginario orrorifico di qualsiasi amante dei videogiochi, così come la fedele ricostruzione della cittadina e dei suoi edifici principali, in particolare i classici luoghi del gioco quali la scuola, l’hotel, l’ospedale e la chiesa. Particolarmente efficaci gli effetti speciali che trasformano la realtà nell’Otherworld, una sorta di dimensione dell’incubo caratterizzata da buio intenso, sporcizia, grate in ferro arrugginito al posto dei muri. La ricerca di Sharon porterà Rose e Cybil, la poliziotta, ad addentrarsi sempre di più nel tortuoso percorso che la comunità di Silent Hill ha deciso di imboccare, finendo col miscelare mito, culto, religione, fanatismo, in una ricetta che risulta essere abbastanza abusata e dalla classe nettamente inferiore rispetto alle atmosfere malate ricreate nei primi due capitoli del gioco.

La trama si dipana lentamente, a volte fin troppo, perdendo un’efficacia che già di fondo non è presente. Le sporadiche apparizioni dei personaggi perdono malamente il confronto con i medesimi eventi presenti nel gioco, per via di una caratterizzazione più stereotipata ed infantile che stona con la vicenda adulta e con i bui corridoi della psiche che la saga di Silent Hill ha da sempre voluto scandagliare. Tra le note positive da citare, senza dubbio il main theme della soundtrack, una melodia intensa, ipnotica, che riesce ad essere malinconica ed inquietante, e l’ottima qualità della fotografia, vero punto di forza della pellicola. Ma ciò non eleva il film al di sopra della sufficienza, che riesce soltanto a sfiorare anche a causa di una recitazione su standard decisamente bassi. Come spesso accade, meglio l’originale che l’opera che ad esso si ispira.

Silent Hill (2006)
Voto del redattore
5.5
Voto dei lettori0 voto
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5.5