Pellicola che non ha certamente bisogno di presentazioni, considerando la risonanza che ha avuto a livello mediatico, The Blair Witch Project irrompe prepotentemente a fine anni Novanta, in un periodo di stasi e ripescaggio di serie storiche annacquate con innumerevoli e spesso scadenti seguiti, portando una ventata d’aria fresca e qualche idea interessante.
Girato a mo’ di documentario, viene data la possibilità allo spettatore di assistere in prima persona all’escursione in un bosco di tre ragazzi, Heather, Josh e Mike, alla ricerca delle tracce di una fantomatica strega che infesterebbe quei luoghi. Il loro scopo è quello di girare un documentario sulla faccenda, e dopo la prima parte in cui intervistano alcuni abitanti del luogo per ricavare informazioni, si inoltrano nel bosco di Burkitsville, spinti da curiosità ed inevitabilmente anche dal fascino dell’ignoto.
I tre protagonisti interpretano i ruoli di sé stessi, e rendono in maniera assolutamente credibile la disperazione che li inizia ad attanagliare nel momento in cui, dopo alcuni giorni di ricerca, si rendono conto di essersi persi. Inoltre, nel corso delle notti trascorse in tenda, si sentono strani versi e voci di bambini nel bosco, e vari segni di presenze non propriamente amichevoli.
L’ansia che lo spettatore prova è qualcosa di tremendamente reale, e il tutto viene creato con pochissimi mezzi (praticamente nulla) ma con tanta abilità e con una costruzione pressoché perfetta degli stati d’animo, come la perdita del controllo e i segni di squilibrio che si manifestano quando i nostri dopo aver cercato una via d’uscita camminando nella stessa direzione per l’intera giornata finiscono per trovarsi nello stesso punto. La scomparsa di uno dei tre semina ulteriore scompiglio, e la sua voce, il suo richiamo nelle notti successive riecheggia inevitabilmente nella mente di ciascuno di noi, portando al fatalistico finale.
The Blair Witch Project, banalmente, dimostra quanto contino le buone idee a fronte dei budget milionari, ma più concretamente, è un esempio di grande horror dei nostri tempi che nessun appassionato dovrebbe perdersi, per quanto potrebbe far storcere il naso ai più puristi o a chi è abituato ad un certo tipo di horror di stampo adolescenziale.