The house of the devil (2009)

Anno di uscita
2009
Titolo originale
The house of the devil
Regia
Ti West
Genere
religione, mistero, splatter
Cast
Jocelin Donahue, Tom Noonan, Mary Wonorov, Greta Gerwig
Durata
95'
Paese
USA
Voto
6.5

Ti West, giovane regista americano che sta impiegando le sue energie nella realizzazione di film horror, paga il suo personale tributo alla scena di fine anni Settanta-inizio anni Ottanta con un prodotto decisamente retrò che farà, almeno per certi aspetti di forma, la gioia dei nostalgici. Non fatevi ingannare però, poiché la sostanza non è esattamente ciò che ci si sarebbe attesi.

Connecticut, anno 1983 o giù di lì: Samantha è una ragazza che sta per andare a vivere da sola ed affronta il problema di come mantenersi senza avere un lavoro fisso. In vista del pagamento del primo mese di affitto, approfitta di un annuncio di lavoro come babysitter per mettere insieme qualche soldino utile alla causa. Dopo un po’ di cincischiamenti inutili – l’uomo dell’annuncio che non si presenta all’appuntamento; qualche sequenza aggiunta senza uno scopo ben preciso – finalmente l’accordo viene preso e la ragazza viene accompagnata da un’amica presso l’abitazione dove dovrà lavorare quella sera. Inutile dirvi che si tratta di una bella villa isolata.

Old style fin dai titoli di testa, The House Of The Devil spara cliché a raffica per la prima mezz’ora, a partire dai proprietari della casa, una losca coppia piuttosto in là con gli anni, e finendo con i dialoghi. Non da ultimo, proprio quella notte vedrà verificarsi un’eclissi di luna totale. Veniamo insomma rispediti apparentemente in un mondo in cui il modo di fare cinema horror commerciale era completamente diverso da quanto vediamo oggigiorno in sala. Tuttavia, emergono qua e là note “stonate”: si inizia col dialogo tra Sam e Megan, durante il quale le amiche discutono dei pericoli di quel tipo di lavori e di situazioni, tesi avvalorata ulteriormente da mister Ulman, il proprietario di casa che afferma come le ragazze di oggi siano piene di preconcetti a causa dei film horror. Sorprendente anche il fatto che in realtà non sia un vero e proprio lavoro di babysitting, quanto di “presidio” in casa durante la loro assenza in modo da garantire assistenza all’anziana madre della signora Ulman.

Appare quindi chiaro come, a dispetto della forma, perfetta e ottantiana, la sostanza sia di natura diversa, aggiornata e corretta alla luce di trent’anni di cinema – e di realtà, aggiungerei. La seconda parte del film, quella che va dalla mezz’ora all’ora circa, a parte un sussulto improvviso e per questo durissimo e secco come una frustata in mezzo alla schiena, scivola via con una lentezza disarmante: tutto ciò che vediamo è Sam che si aggira per la casa vuota, chiama in pizzeria per ordinare la cena, ascolta musica ballando, si siede sul divano per guardare la tv…il tutto per un tempo che pare non voler finire più. Magari si tratta del tentativo di trasmettere la noia di Samantha, ma il risultato è quello di annoiare lo spettatore oltremisura.

Rimane però ancora l’ultima mezz’ora, quella in cui invece succede tutto ed esplode la pentola a pressione. Di impatto notevole la sequenza in cui la ragazza si risveglia legata all’interno di un pentacolo ed entrano nella stanza persone incappucciate ed in abiti monacali. La svolta satanica era abbastanza palese sin dalle battute iniziali – anche dal titolo, a dirla tutta – ma la resa grafica funziona lo stesso ed esplode in una discreta festa di sangue e di fuga per la salvezza che culminerà nel cuore di un cimitero ed al cospetto della luna eclissata.

Film derivativo, chiaro omaggio ad un modo di fare cinema ormai demodé, The House Of The Devil ha il difetto maggiore nel ritmo non ben bilanciato e diseguale. La già discussa fase centrale è quasi insopportabile, ma è altresì vero che non avrebbe avuto senso spalmare gli eventi delle battute finali in quella mezz’ora; la scelta più saggia sarebbe probabilmente stata quella di girare un mediometraggio, perdendo però le già poche possibilità di avere un mercato per il prodotto. Ti West, comunque sia, lo confeziona con amore e cura per il dettaglio, che trasuda dall’uso degli zoom, dall’omaggio a La Notte Dei Morti Viventi, che Samantha guarda in tv, dai 16mm utilizzati per favorire ulteriormente il look retrò. Girato in soli diciotto giorni e con una crew proveniente per intero dal Connecticut per tenere al minimo le spese, vale la visione sia per i nostalgici, che troveranno lo stile di un tempo andato per l’horror, ma al contempo anche l’intelligenza e l’esperienza di chi ha inevitabilmente elementi tali per poter giocare con le citazioni e con piccole accortezze per uscire dal seminato pur all’interno di una confezione ben nota.

The house of the devil (2009)
Voto del redattore
6.5
Voto dei lettori0 voto
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6.5