Quasi dieci anni. Non sono uno scherzo, dieci anni. Più o meno tanto è stato il lasso di tempo intercorso tra l’uscita di Fantasmi Da Marte e questo nuovo The Ward. Ed in questo decennio Carpenter è stato uno dei grandi assenti nel panorama horror, specialmente considerando che i grandi maestri come Romero, in parte Craven, Dario Argento sono stati piuttosto prolifici, ed addirittura abbiamo avuto la fortuna di assistere al ritorno in pompa magna sulle scene truculente da parte di Sam Raimi con Drag Me To Hell. L’esplosione di alcuni nuovi talenti – Eli Roth, James Wan, Alexandre Aja – ha rinvigorito il panorama, ma l’assenza dai grandi schermi di mister John Carpenter si è fatta sentire, e già questa ragione è più che sufficiente per benedire il suo ritorno. Per qualunque neofita del genere, che magari essendosi avvicinato da poco non ha ancora avuto modo di scoprire i suoi lavori, consiglio di leggere le recensioni già pubblicate.
Kristen si ritrova in un ospedale psichiatrico dopo aver dato alle fiamme una fattoria. E’ una ragazza apparentemente normale, eppure viene internata in un reparto in cui sono presenti altre pazienti, tutte donne. Durante la notte avverte una presenza nei corridoi, e tale minaccia si paleserà mentre sta facendo una doccia. Le altre ragazze sembrano nascondere qualcosa, ma nonostante domande dirette non lasciano trapelare granché, ma inizia a farsi largo il nome di una certa Alice Hudson, che parrebbe essere una ex paziente dell’ospedale psichiatrico con qualche conto da saldare…
Raccontata così, la trama del film, scritta da Michael e Shawn Rasmussen, non sembra godere di particolare originalità né motivi di interesse in senso assoluto. Ed in realtà è esattamente così: poca empatia, ritmo che fatica a decollare e vicenda che appare scialba per un buon pezzo della durata complessiva della pellicola. Tuttavia, il fatto che dietro la macchina da presa ci sia un navigato regista che dell’horror ha fatto la sua fortuna, è motivo sufficiente per far sì che alcuni punti di forza vengano inaspettatamente alla ribalta. In particolare, nel corso di due tentativi di fuga da parte di Kristen è possibile percepire una tensione molto alta grazie all’uso della camera, ai piani sequenza nei corridoi, ed alla costante duplice minaccia: da una parte gli infermieri che per forza di cose potrebbero spuntare da un momento all’altro per immobilizzare la ragazza, dall’altro la misteriosa e sovrannaturale minaccia. Momenti carichissimi dunque, resi tale esclusivamente dal talento di Carpenter più che dalla situazione in sé.
Inaspettatamente, però, The Ward riserva il meglio per il finale, con un colpo di scena ad effetto che probabilmente lascia qualche dubbio sullo sviluppo della trama in tutta la fase precedente del film, ma dall’altro lato regala un picco di interesse e curiosità che ormai pareva impossibile suscitare. Ed ancora una volta il tocco di classe di Carpenter regalerà una scena conclusiva che, nella sua semplicità se non addirittura banalità, provocherà un balzo sulla sedia a parecchi di voi.
Il ritorno di Carpenter non è indimenticabile, poco ma sicuro. The Ward fallisce in alcune dinamiche, ha una trama che si trascina per un’oretta e che nell’ultimo quarto d’ora rende tutto fin troppo concitato, oltre a sollevare dubbi sulla coesione e sulla coerenza delle parti. Tuttavia, se dimentichiamo per un attimo i capolavori passati, non si può negare che la realizzazione sia di gran livello: colonna sonora ed effetti azzeccati e d’atmosfera, recitazione discreta, ottima gestione delle luci, e la curiosità di scoprire chi diavolo sia la Alice Hudson che da un certo punto in poi viene nominata con sempre maggiore frequenza. Insomma, gli elementi singoli sono di qualità, impreziositi dalla regia snella, essenziale ed efficacissima ad opera di John Carpenter. Tutto questo non rende il film imperdibile, ma dà la consapevolezza che il maestro dell’horror ha ancora un gusto eccellente nel girare film. Non resta che da attendere che gli venga assegnata una grande sceneggiatura, ed allora ci sarà da divertirsi.