Quando ho saputo che Albanesi stava lavorando ad un nuovo progetto cinematografico sono stato contento. Da una parte perché avevo apprezzato il debutto, Il Bosco Fuori, una delle prime opere qui recensite; dall’altra, perché è positivo ed incoraggiante che un giovane regista italiano abbia l’opportunità di tornare dietro la macchina da presa e proseguire il proprio percorso professionale.
Ancora una volta, il regista romano si avvale della produzione dei Manetti Bros e della collaborazione di Sergio Stivaletti, veterano degli effetti speciali che, dopo gli straordinari ai quali fu costretto nella sanguinosissima opera prima di Albanesi, sarà anche stavolta impegnato nel dar vita ad immagini cruente ed impeccabili. Un ulteriore parallelo rispetto al passato è il fatto che il film sia ideato, scritto e diretto dal regista stesso, elemento a mio avviso di particolare rilevanza.
La vicenda prende il via con un colloquio tra Alessio, un giovane aspirante regista, ed un produttore, che rifiuta la sua storia poiché ritenuta eccessivamente splatter. Nel tentativo di indirizzare il ragazzo nel migliore dei modi, gli suggerisce di lavorare ad un nuovo soggetto con la collaborazione del noto scrittore horror Ubaldo Terzani. Alessio si procura tutti i libri del romanziere e li divora assieme alla fidanzata Sara, rimanendo completamente invischiato nelle storie macabre e sanguinose frutto della fantasia dello scrittore torinese. Iniziano anche degli incubi, realistici e via via più frequenti. Il ragazzo si trasferisce a Torino presso l’abitazione di Terzani, dove farà la sua conoscenza: lo scrittore si rivelerà essere un uomo fascinoso e carismatico, reso magistralmente dal bravo Paolo Sassanelli. Ma ben presto inizierà a rivelare la sua natura viziosa ed istrionica…
Alessio è preda di una sorta di dipendenza/repulsione nei confronti di Terzani, un personaggio forte e pieno di cose da raccontare, di aneddoti, di storie. Il ragazzo lo considera un modello, un obiettivo da raggiungere, e diviene presto un burattino nelle sue mani, incapace di dire di no: lo seguirà nelle feste frequentate da attrici di quarta categoria, piccoli produttori, gente aspirante a far parte del mondo del cinema. E si lascerà trascinare dalla licenziosità dell’uomo, finendo per tradire la propria fidanzata. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Infatti, il weekend successivo la ragazza va a Torino per trascorrere qualche giorno con Alessio, ospite anche lei nella casa dello scrittore, e tra i due sorgerà immediatamente una carnale alchimia, raccontata con grande perizia da un Albanesi efficacissimo nelle scelte visive e soniche, ed interpretata in maniera assai sensuale e provocante dalla bella Laura Gigante. Questa scintilla farà esplodere il putiferio finale, che scivolerà nel sangue e che rivelerà la folle natura dello scrittore horror.
Il film risente in grande misura dell’influenza del metalinguaggio, che esso sia cinematografico o letterario. Un po’ La Metà Oscura un po’ Il Seme Della Follia, la trama si snoda tra colpi inferi ai meccanismi sottobanco del mondo del cinema, tra personaggi di dubbio valore boriosi e pieni di sé, starlette arriviste e vincoli imposti. Ma non si limita a questo, provando anche la difficile e tortuosa strada del rapporto tra un maestro ed un giovane che si ritrova in una posizione di inferiorità ed imbarazzo, innestando meccaniche psicologiche interessanti e delicate, oltre che complesse, che tutto sommato vengono snodate in maniera dignitosa, con dialoghi non sempre brillanti ma generalmente solidi e focalizzati.
Il gran pregio di Ubaldo Terzani Horror Show, inoltre, è quello di riuscire ad essere interessante, tanto che fin dalle prime battute si lascia seguire con attenzione, non cedendo nemmeno nella concitata fase conclusiva, dove finalmente il gusto splatter di Albanesi misto al talento artigiano di Stivaletti potranno prendersi gli onori della ribalta tra gambe segate, cuori estratti e penne infilate negli occhi, in una morte da contrappasso dantesco. I difetti, di contro, sono una recitazione non sempre convincente da parte di Soleri nei panni di Alessio, ma soprattutto da parte di Laura Gigante, bella ed a tratti infinitamente sensuale, ma priva di qualsiasi espressività recitativa nelle sue battute. E pensare che erano anche poche… A parte ciò, anche stavolta l’opera di Albanesi lascia una certa impressione di amatorialità, nella qualità delle riprese, della pellicola, del montaggio, aspetto che si può imputare al budget sicuramente non altissimo. Interessante il fatto che per questo secondo film il regista si sia mosso in una direzione molto diversa dal primo, mantenendo una certa venerazione per il genere ed un citazionismo forse fin troppo eccessivo, sia nelle magliette indossate dai personaggi, sia nei riferimenti ad altre opere. Nel complesso, però, ancora una volta prova superata, in attesa del seguito de Il Bosco Fuori, attualmente in lavorazione, e che si spera possa segnare la definitiva maturazione artistica di un regista abile.