Una tomba aperta… una bara vuota (1972)

Anno di uscita
1972
Titolo originale
La casa de las muertas vivientes
Regia
Alfonso Balcázar
Genere
giallo, gotico
Cast
José Antonio Amor, Daniela Giordano, Nuria Torray, Teresa Gimpera
Durata
87'
Paese
Italia/Spagna
Voto
4.5

Thrilerrino di poca sostanza e che regala tanti sbadigli, Una Tomba Aperta…Una Bara Vuota è una produzione spagnola e italiana di inizio anni Settanta, permeata da diversi elementi classici del tempo, dalla morbosità al lesbismo, irrorati da una gran dose di luoghi comuni e personaggi stereotipati.

Il primo aspetto su cui vale la pena soffermarsi è il titolo: quello originale spagnolo è La Casa De Las Muertas Vivientes, che non rispecchia la trama; quello italiano è addirittura fuori da ogni logica umana, non essendoci nell’intero film traccia né di una tomba aperta né di una bara vuota. Tutto ciò avrebbe del meraviglioso, se non fosse che l’edizione italiana, non accontentandosi di un titolo lungo oltre che sconclusionato, si concede il lusso di un sottotitolo altrettanto lungo, Il Cadavere di Helen Non Mi Dava Pace; e, paradosso dei paradossi, giunti al terzo tentativo abbiamo finalmente un titolo che rispecchia la storia e ne centra uno degli aspetti fondamentali.

La vicenda prende il via con la misteriosa morte di Helen, moglie dell’erede di una ricca famiglia inglese. Al primo nanosecondo di film è già evidente come la matrigna di Oliver sia (nemmeno troppo) segretamente innamorata di lui e lo brami, mentre lui è ossessionato dai sensi di colpa in quanto si ritiene colpevole della morte di Helen, avvenuta in circostanze che via via verranno chiarite. Il nostro, dedito all’alcolismo e distrutto, decide di lasciare la dimora di famiglia per qualche tempo, per ritrovare la serenità. E la ritrova grazie a Ruth, interpretata da miss Italia 1966 Daniela Giordano, che prende in sposa e che decide di portare con sé. La ragazza non sarà chiaramente ben accolta da Sarah, la matrigna di Oliver, e neanche dalla torbida Jenny, sorella dello stesso, che viene mostrata mentre si strugge osservando le foto della defunta Helen, sottintendendo – in modo nemmeno troppo velato, anzi – una relazione omosessuale tra le due.

Il quadro viene presentato in realtà nel giro di pochissimi minuti, dopodiché c’è il nulla cosmico per quasi tutto il resto della pellicola: qualche fugace flashback riguardante la notte della morte di Helen (la cui dinamica è tra l’altro pressochè imbarazzante) e un loop infinito degli elementi presentati sin da subito. Quello che smuove le acque è il dubbio che si insinua in Ruth, che finisce per ingaggiare un investigatore privato che si introduce in casa sotto le mentite spoglie di parente della ragazza. Ciò scatenerà una tempesta nel placido e torbido laghetto di casa Bromfield, con una serie di delitti – tutti identici nelle modalità, inspiegabilmente. Dopo ogni delitto, Balcázar ha un’intuizione incredibile: fa scorrere le foto dei superstiti, in modo da restringere il campo dei sospettati, che si assottigliano sempre di più, fino al climax finale, anch’esso discutibile nella dinamica.

Produzione ispano/italica di seconda fascia, Una Tomba Aperta…Una Bara Vuota prova a giocare sulla morbosità, dipingendo una famiglia composta da individui oziosi per via della loro ricchezza e posizione sociale, in una villa altrettanto sfarzosa quanto opaca e oscura, specchio dell’inutilità sociale della famiglia Bromfield. I difetti si fondano essenzialmente su due punti: disequilibrio tra morbosità ed eventi (la prima è sempre ben in evidenza, che sia Sarah-Oliver, Oliver-Helen o Jenny-Helen; i secondi sono troppo, troppo radi) e una tremenda sceneggiatura, che espone troppo presto i pochi elementi della trama e che non ha uno svolgimento in alcun modo ragionevole. Pescando qua e là (da Rebecca di Hitchcock a qualche film italiano contemporaneo, come La Notte Che Evelyn Uscì Dalla TombaBalcázartenta di costruire una trama torbida, carica di passioni inconfessate e inconfessabili, e mirando a costruire un giallo stuzzicante e teso. Fallisce, ahilui e ahinoi, per intero l’obiettivo, finendo per confezionare un prodotto sonnolento e soporifero come i suoi interpreti, con una menzione d’onore particolare per José Antonio Amor, che sembra sotto continuo effetto di sedativi.

Una tomba aperta… una bara vuota (1972)
Voto del redattore
4.5
Voto dei lettori0
0
4.5