REC (2007)

Anno di uscita
2007
Titolo originale
REC
Regia
Paco Plaza, Jaume Balaguerò
Genere
possessione demoniaca, mockumentary, contagio
Cast
Manuela Velasco, Pablo Rosso, Martha Carbonell, Vicente Gil
Durata
85'
Paese
Spagna
Voto
7.5

Il nuovo film di Balaguerò. Già, quello di Darkness e Fragile. Dopo CloverfieldCannibal Holocaust e The Blair Witch Project, ci occupiamo ancora una volta di un film che poggia sul “pretesto” del documentario, e quindi della ripresa dal vivo degli avvenimenti, come se si trattasse di fatti reali.

Un servizio per conto di una televisione locale su una tipica notte di lavoro di una squadra di pompieri si trasforma ben presto in un incubo: recatisi a prestare soccorso in seguito ad una chiamata, il cameraman, la giornalista ed i pompieri si ritrovano catapultati in una situazione incontrollabile, a causa di un’epidemia che, manifestatasi inizialmente in una anziana signora, ben presto finisce per colpire tutti i residenti, anche a causa della quarantena imposta dalle forze dell’ordine che non permettono a nessuno di lasciare l’edificio e lo isolano.

Come prevedibile, praticamente tutti vengono aggrediti dai soggetti infetti, caratterizzati da un’elevata aggressività e da una totale mancanza di senno, e la telecamera di Pablo fa sì che lo spettatore riviva dei momenti carichi di assoluto terrore, benché ci sia da dire che ancora più frequenti siano quelli di panico generale.

Le lente camminate in oscuri corridoi, le fugaci apparizioni di figure accovacciate e pronte all’attacco sono il trademark di REC, che riesce nel suo intento di tenere viva la tensione e nel riprodurre la rapida perdita di controllo tipica di un essere umano posto in una condizione di anormalità. La pecca che va sottolineata è la spiegazione dell’epidemia, che in un finale un po’ pasticciato miscela elementi scientifici e di natura religiosa, visto che viene messa in ballo anche una possessione demoniaca.

Ritorna inoltre un classico delle pellicole di Balaguerò, ovvero i bambini come mezzo di propagazione del male, in una qualsiasi delle sue possibili forme, sebbene rispetto ad altre sue precedenti opere in questo caso il ruolo sia di minore entità, nonostante l’intensità sia inalterata. In definitiva, operazione riuscita anche stavolta, ma per il salto di qualità che è lecito aspettarsi dallo spagnolo ancora c’è qualche passo da compiere.

REC (2007)
Voto del redattore
7.5
Voto dei lettori0 voto
0
7.5
    1. A fronte dei difetti di trama, evidenziati peraltro in sede di recensione, ‘REC’ offre momenti di pathos e tensione ben realizzati, riuscendo a trasmettere la situazione claustrofobica che si trovano ad affrontare i protagonisti. Peccato per il pasticcio di trama finale, confusionaria ed abbozzata in maniera sommaria.
      Sul secondo invece muovere critiche diventa davvero difficile. E’ un more of the same, ma è retto da una trama strutturata e dalla trovata ottima dei punti di vista che variano durante il film. Difetti di forma si fa fatica a trovarne.

      1. Il secondo è stato fatto solamente per rimediare agl errori logici di contaminazione del primo. Come ha fatto il cane della bambina ad essere contaminato dall’assatanata se si trovava in un altra “dimensione”!? Poi anche il cane, ammettendo che sia stato contagiato dalla “bimba” come ha fatto ad entrare nella stanza della vecchia che ha fatto esplodere il vero e proprio contagio!? Riguardo la claustrofobicità il primo regna sovrano, neppure a paragone col secondo.

        1. Avevo scritto un commento chilometrico e mi è crollata la connessione mentre lo postavo, facendolo perdere nel nulla. Riproviamo!

          Il primo ha dei difetti evidenti: qualche incongruenza, un finale posticcio messo insieme alla meno peggio miscelando occulto e scienza. Però compensa con dei pregi altrettanto netti, in particolare riuscendo a trasmettere le sensazioni ed il disagio dei protagonisti. A livello registico ha un taglio semplice ma efficace, con la chicca dei carrelli nei corridoi bui di cui Balaguerò è maestro. La tensione si sente, i sobbalzi ci sono.
          Il secondo però porta tutto ad un livello superiore. Registicamente è di un’altra categoria: la qualità delle riprese è eccellente per varietà e realismo. Il mockumentary non è un genere semplice, si può facilmente cadere nella tentazione di girare un film con handycam, e via. Si veda ‘Cloverfield’, irragionevole a dir poco e realizzato malissimo. Qui invece gli stacchi sono quelli giusti e ci si rende anche conto della differenza tra le varie inquadrature, a seconda della telecamera, di chi la usa e del posizionamento della stessa. La trama colma le lacune del primo e ne appiana qualche incongruenza, finendo col convincere nettamente di più.
          Capitolo claustrofobia: si, il primo lo è maggiormente, ma penso si tratti di una scelta consapevole. Lì infatti a vivere l’esperienza sono dei pompieri, una giornalista ed un cameraman: la situazione era totalmente imprevista ed i protagonisti non sono preparati né attrezzati per affrontarla. Nel secondo invece ad intervenire è una squadra speciale, addestrata ad agire in situazioni difficili, armata di tutto punto e pronta ad affrontare minacce di varia natura. Inevitabilmente si perde una parte della componente tensiva data proprio dall’impossibilità di difendersi.

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