Terza apparizione su queste pagine per Jaume Balaguerò, già visto all’opera col debutto Nameless e con l’ultimo REC.
Darkness è la prima pellicola in inglese girata dal regista spagnolo ed è basata su un soggetto scritto dallo stesso Balaguerò e da Fernando De Felipe: la storia riguarda le vicende di una famiglia americana che si trasferisce in Spagna e va a vivere in una casa isolata nei pressi di una grande città.
Ben presto il figlio più piccolo, Paul, inizia ad avvertire delle inquietanti presenze che si manifestano nelle ore di buio (“Il buio qui è diverso”, dice alla sorella maggiore Regina), e questi aspetti di carattere soprannaturale si miscelano con l’approfondimento dei personaggi e col deterioramento dei rapporti interni alla famiglia, che sorgono nel momento in cui il padre, Mark, ricomincia a manifestare i sintomi di una malattia nervosa che si pensava fosse stata superata.
L’uomo ha frequenti crisi di nervi che lo portano ad essere aggressivo ed a perdere il controllo, e come se non bastasse è ossessionato da manie di persecuzione e dal fatto che si parli e si bisbigli dietro le sue spalle, o addirittura nei muri. In tutto ciò, Regina rappresenta la razionalità, essendo l’unico personaggio in gioco che si rende conto che qualcosa che non va, che suo padre sta davvero di nuovo male e che i lividi apparsi sul collo di Paul non sono cose da sottovalutare. Sua madre, invece, è il personaggio inizialmente meno credibile a causa dell’ostinata ottusità con cui rifiuta le ovvie considerazioni della figlia, ma diventa via via sempre più umana mettendo in mostra le sue debolezze e la sua sofferenza.
Il ruolo di Mark, a tratti, ricorda il Jack Torrance di Shining, ovvero un uomo che perde la testa e rischia di diventare un pericolo anche per la propria famiglia: a tal proposito, impossibile non notare l’analogia col suddetto film durante la scena in cui la moglie si chiude dentro il bagno col bambino per proteggersi da lui, credendo che fosse il colpevole dei nuovi lividi del figlio.
A tutto questo, come si diceva inizialmente, si lega il discorso soprannaturale ed un rituale che era stato compiuto quarant’anni prima in quella stessa casa ma che non era andato a buon fine. Ora, in occasione di una nuova eclissi di sole, il papà di Mark, interpretato dal nostro Giancarlo Giannini, avrà la possibilità di concludere quel rito che proprio a causa sua non era andato a buon fine.
Balaguerò compie un lavoro notevole con la macchina da presa, tra carrelli nei lunghi corridoi oscuri della casa e montaggio sapiente e dinamico nelle parti concitate, e dà un’impronta affascinante alle immagini, in virtù anche dell’eccellente lavoro di Xavi Giménez, direttore della fotografia. Le sottili presenze che popolano la casa e l’oscurità diventano via via più palpabili, tra fugaci passaggi davanti alla camera ed apparizioni improvvise.
Storia piuttosto classica (casa isolata, eventi misteriosi avvenuti anni addietro che hanno delle conseguenze oggi), Darkness ha dalla sua la capacità di tracciare bene la psicologia dei personaggi, più nei gesti e nelle reazioni che nei dialoghi, a volte scialbi. Da sottolineare anche che la versione italiana perde qualche punto a causa di un doppiaggio scadente.
In conclusione, un deciso passo in avanti per Balaguerò, che firma una pellicola superiore a Nameless e dimostra le sue doti, confermando inoltre il suo marchio di fabbrica, ovvero la presenza dei bambini nei suoi horror lenti e psicologici. Non si tratta di certo di un film indimenticabile, ma è girato bene e c’è qualche tocco di indubbia classe.