C’è un regista italiano, dietro Le Morti Di Ian Stone, nonostante si tratti di una produzione angloamericana.
Ian Stone gioca nella squadra di hockey della sua università, ha una fidanzata, una vita apparentemente normale, eppure una sera, dopo avere accompagnato Jenny a casa, viene ucciso da una strana creatura. Già finito il film, dunque? No, perchè si risveglia in un ufficio, dove lavora, e dove riprende subito a svolgere il proprio dovere, e dove Jenny, stavolta, è solo una collega. Torna a casa e trova ad attenderlo la sua ragazza, Medea.
Già questo incipit dovrebbe essere sufficiente a dare un’idea di quel che è il film nella sua parte iniziale: una ridda di trovate, colpi di scena, fugaci apparizioni, rivelazioni, cambiamenti continui. Un ritmo incalzante che cattura e non lascia spazio nemmeno per un battito di ciglia, una narrazione fresca e scorrevole che affascina per tematiche originali, uno stile registico dinamico, dal taglio moderno e visivamente di alto livello. Insomma, Le Morti Di Ian Stone parte in una maniera folgorante. E poi, cosa accade?
Man mano, si comprendono i motivi per cui Ian è condannato a vivere infinite vite, una dietro l’altra, venendo continuamente ucciso, in maniera sempre più violenta, e risvegliandosi in una vita diversa, in cui ha un lavoro diverso, amicizie e legami affettivi diversi. La costante delle sue vite è Jenny, oltre alle creature malvagie che lo tormentano, lo braccano, lo uccidono. Tali creature, chiamate Mietitori, sono angeli della morte che si nutrono della paura degli esseri umani, ed in particolare del terrore supremo che essi provano prima di una morte violenta. Sono guidati da Medea, le cui azioni sembrano più dettate dalla gelosia che da un reale desiderio di giustizia e punizione.
Non casuale la scelta del suo nome, in quanto il dramma di Euripide, Medea, racconta la vicenda di una donna abbandonata dal proprio marito: la sua gelosia ed il suo proposito di vendetta la portano all’annientamento dell’uomo che la ha ferita, perpetrato mediante l’uccisione dei figli da lui avuti (in seguito anche divorati), e della sua nuova compagna.
Le rivelazioni della parte finale del film lo dirottano sorprendentemente sui sentimenti, e sulla forza dell’amore, che supera tutto, anche la paura. Volendo banalizzare la vicenda, si potrebbe parlare di una storia d’amore tormentata dalla gelosia e dal desiderio di vendetta di una donna innamorata e probabilmente delusa e sola, ma c’è molto altro dietro, e questa sarebbe una chiave di lettura esageratamente semplicistica. Non c’è una vera risoluzione della trama poichè non viene eliminata la causa che provoca la persecuzione di Ian. Tutta la parte finale della pellicola ha dinamiche da action horror con scontri tra creature soprannaturali che causano la perdita di quell’alone di mistero e fascino che la vicenda aveva inizialmente. Questo non per demerito della sceneggiatura, né della regia, visto che anche la seconda parte del film funziona molto bene: semplicemente la prima metà è tanto brillante da adombrare il resto della vicenda, in quanto, una volta ricostruita la storia, rimane solo la resa dei conti, senza più quel fascino e quella vivacità che avevano animato l’iniziale spasmodica ricerca della verità.
Al di là degli elementi soprannaturali, Le Morti Di Ian Stone risulta credibile, con dialoghi e reazioni adeguati, senza quella fastidiosa sensazione che i protagonisti accettino con troppa semplicità eventi assurdi, o che comprendano troppo presto quel che li circonda. I tempi sono giusti, la produzione di livello, la recitazione soddisfacente, le idee buone.
Cosa manca in definitiva? Probabilmente nulla. Resta alla fine una sensazione non del tutto positiva, un’ insoddisfazione latente determinata probabilmente da due fattori: il voler puntare molto sull’amore, in una sorta di parabola al contrario, in cui a farla da padrone è il desiderio di vendetta più che l’amore in sé, che finisce in qualche modo per svilire il fascino iniziale della trama, appiattendolo e dirigendolo verso una meta molto distante da quella attesa. L’altro fattore che va a detrimento del film è la sua seconda parte, non perchè sia realizzata male o sia negativa, ma semplicemente perchè non regge il confronto con l’originalità della prima.
Tirando le somme, piena promozione per Dario Piana e per questa sua opera, che ha il pregio anche di portare una ventata di freschezza nel panorama thriller/horror contemporaneo. E non è poco.