Paura (2012)

Anno di uscita
2012
Titolo originale
Paura
Regia
Manetti Bros
Genere
grottesco, splatter
Cast
Peppe Servillo, Francesca Cuttica, Lorenzo Pedrotti, Domenico Diele
Durata
104'
Paese
Italia
Voto
5

Manetti Bros hanno una storia di tutto rispetto, soprattutto in un contesto complicato come quello italiano dell’ultimo ventennio, ormai privo di spazi per il cinema di genere, relegato in pochi cinema di periferia o direttamente a produzioni indipendenti con grandi difficoltà di distribuzione e pubblicizzazione. In uno scenario così desolato e desolante, la tentazione di dedicarsi al cinema che tira (commedia, in soldoni) o alla televisione (con serie da suicidio neuronale) può essere forte, anche perché la passione va bene, ma i soldini a casa devi comunque portarli in qualche modo. Invece no, loro fedeli alla loro predisposizione proseguono il percorso tra thriller e horror (senza dimenticare videoclip e lavori per il web), e nel mentre riescono anche a dare una mano a giovani emergenti, come Gabriele Albanesi ad esempio, al quale hanno prodotto il debutto Il Bosco Fuori.

Paura, uscito anche in 3D, esce a brevissima distanza da L’Arrivo Di Wang, sancendo uno dei periodi più fervidi della loro carriera dal punto di vista delle pubblicazioni. La vicenda è semplice: tre ragazzi romani di periferia, coatti e dalle vite insoddisfacenti, trovano il modo di ravvivare un weekend quando uno dei tre, che lavora in un’officina, si ritrova tra le mani la Maserati di un nobile riccastro. Non solo: nel cruscotto trovano le chiavi della villa del marchese, per cui il passaggio dalla sorpresa alla decisione di approfittare dell’occasione è decisamente breve. Il marchese starà via per qualche giorno per partecipare ad una sfilata di auto d’epoca, quindi quale idea più geniale di questa? Ma volete saperla tutta? Il gran divertimento sarà andare nella villa, loro tre, a fumare e stravaccarsi. Me cojoni, che festa, che idea!

Durante la giornata trascorsa all’interno della villa, i ragazzi approfittano dei vari comfort: piscina, caviale e Dom Perignon. Condendo il tutto con una certa eleganza e dei comportamenti agghiaccianti. Comunque, come potrete immaginare, tra una fumata e l’altra, rientra il marchese che ha avuto un problema meccanico, e da lì scatta il delirio. Due ragazzi riescono a nascondersi e a fuggire, mentre il terzo, rimasto in cantina dove ha visto qualcosa di strano, si trova costretto ad assistere ad una scena bizzarra: il marchese, interpretato da Peppe Servillo, fratello di Toni nonché frontman degli Avion Travel, si dirige in una stanza dello scantinato dov’è tenuta prigioniera una ragazza, nuda ed emaciata. Le dà del cibo e la lava, mettendo in evidenza un rapporto malato in cui ricopre il ruolo di padrone follemente amorevole. Il ragazzo prova a liberarla ma darà il via ad un vortice di eventi più o meno confusionari che vedranno fughe, controfughe, il tentativo di salvataggio da parte dei due amici che si erano inizialmente allontanati della villa, in un crescendo di violenza, sangue e morte.

La trama, che dispone di pochissime frecce al proprio arco, non è il nodo fondamentale del film. L’impegno che i Manettimettono nella realizzazione di Paura si riscontra in particolare nel modo in cui tentano di tratteggiare il carattere e i comportamenti di Sabrina. Prigioniera da chissà quanto tempo, vive uno stato di totale terrore nei confronti dell’uomo che chiama orco in una delle poche frasi che riesce ad articolare, ma allo stesso tempo, per via anche di un’apparentemente perduta abitudine sociale, lo considera un protettore, qualcuno di cui fidarsi, qualcuno che a volte le fa del male e la punisce, ma solo perché è lei ad essersi comportata male. Interessante anche il momento in cui prende a considerare Simone, il ragazzo che prova a salvarla, come il proprio bambino, diventando poi subito aggressiva non appena lui la riporta alla realtà.

A dispetto di quest’aspetto, che non sta a noi giudicare credibile o meno dal punto di vista strettamente psicologico, il film inciampa nella banalità di comportamenti e dialoghi, coi ragazzi che diventano in breve realmente insopportabili, con battute e atteggiamenti troppo marcati. Presente anche la colonna sonora metal d’ordinanza per i nostri, aderenti ad uno stile abbastanza minimale e rivolto evidentemente a descrivere il loro ambiente, quello che conoscono maggiormente. La strada, la periferia, la semplicità. Non basta però a far sì che il film dia scossoni di sorta, finendo per essere un’esperienza dimenticabile anche a fronte di qualche elemento interessante. A tal proposito, mi piace sottolineare il passaggio ben riuscito nei corridoi bui, quando Simone è preda della caccia di Sabrina, tra sussurri e ansia palpabile. Serve ancora qualcosa di più, in definitiva, per arrivare a produrre qualcosa che possa lasciare traccia di sé.

Paura (2012)
Voto del redattore
5
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