Stigmate (1999)

Anno di uscita
1999
Titolo originale
Stigmata
Regia
Rupert Wainwright
Genere
religione
Cast
Patricia Arquette, Gabriel Byrne, Jonathan Pryce, Nia Long
Durata
102'
Paese
USA
Voto
6.5

Ho un certo debole per gli horror ad ispirazione religiosa, quindi l’avvicinamento a Stigmate è avvenuto con un leggero timore reverenziale dovuto alle tematiche trattate, e con la consapevolezza che c’erano buone probabilità che riuscisse ad inquietarmi. Non è successo, per una serie di ragioni che andrò ad enucleare nel corso della recensione, ed inoltre le aspettative con cui partivo, alimentate da un tam-tam positivo che si portava dietro questo film, non sono state del tutto soddisfatte.

Frankie, interpretata da Patricia Arquette, è una giovane parrucchiera che si ritrova catapultata in una vicenda lontanissima da lei: viene infatti colpita dalle stigmate, il segno della sofferenza di Gesù Cristo, ed una dopo l’altra riceverà tutte le ferite che, secondo la tradizione biblica, il figlio di Dio patì sulla croce. Sul caso inizierà un’indagine da parte della Chiesa, e l’incaricato sarà padre Andrew Kiernan, ottimamente interpretato da Gabriel Byrne. Il film segue due direttrici tematiche, pur narrando la medesima storia: la prima è quella del mondo tipicamente giovanile, fatto di frivolezze, divertimento, argomenti leggeri e spensierati, sconquassato da un evento incomprensibile; la seconda riguarda invece il mondo ecclesiastico, i suoi corridoi più bui e meno frequentati, e va a scavare tra possibilità e teorie del complotto, ipotizzando la volontà da parte del Vaticano di tenere nascoste alcune prove che sovvertirebbero l’ordine terreno costituito dell’istituzione Chiesa. Gli stacchi visivi e musicali della parte più leggera e quotidiana di Stigmate lasciano un po’ perplessi, poiché spezzano in maniera eccessiva l’atmosfera e la corda emotiva della storia inevitabilmente si rilassa facendo sì che non si giunga mai ad un vero climax. Più intrigante invece la parte di “palazzo”, con dati tutto sommato veritieri ed alcuni riferimenti ai vangeli mai accettati dalla Chiesa ufficiale, probabilmente perché scomodi.

La trama del film non sempre gode di passaggi solidi, ed anzi la sensazione è che ci siano passaggi fumosi e sequenze non perfettamente amalgamate e costruite. Wainwright tenta la carta del taglio moderno ma la scelta non si rivela, a parere di chi scrive, assai azzeccata. Sia chiaro, complessivamente è un film sufficiente, con una realizzazione tecnica discreta ed una interpretazione buona dei protagonisti, però la sensazione che sia stata sprecata una buona chance persiste, perché il tema è interessante, tanto che quando viene tentata la strada dell’approfondimento storico e dei meccanismi del potere ecclesiastico le cose iniziano a girare molto bene. A non essere esaltante è la vicenda personale di Frankie, trattata superficialmente e girata in modo eccessivo rispetto al taglio del resto della pellicola. Ne consiglio la visione per gli argomenti trattati e per alcuni buoni spunti, l’importante è non partire con aspettative alte perché è molto probabile che verrebbero deluse.

Stigmate (1999)
Voto del redattore
6.5
Voto dei lettori0 voto
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6.5